Come si legge su “Il Sole 24 Ore” la battaglia contro i contenuti audiovisivi piratati è arrivata ora fino all’ultimo anello della catena: all’utilizzatore finale. E tutto fa pensare che la vita potrebbe essere più dura per chi ama fare scorpacciate di calcio, film o serie Tv mettendo mano solo in minima parte al portafogli. Adesso per il “pezzotto”, le Iptv pirata, sono stati chiamati a pagare di tasca loro anche gli utenti. Proprio coloro che con cifre modiche – si parla di una decina di euro al mese in genere – fanno uso di quei sistemi che permettono di avere a disposizione tutto quel che altrove si paga, coperto dal diritto d’autore e messo sul mercato dalle piattaforme e dalle pay tv a ben altre cifre.
Il Sole 24 Ore è venuto in possesso di un “Verbale di accertamento e contestazione di violazioni amministrative” che vede come mittente il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi tecnologiche della Gdf all’indirizzo di un utente “pirata”. Nella prima parte del verbale si fa presente che le violazioni contestate portano a due tipi di sanzioni amministrative pecuniarie: 154 euro nel caso di utilizzo in maniera illecita di contenuti audiovisivi coperti dal diritto d’autore oppure di 1.032 euro «in caso di recidiva». Pagare entro 60 giorni vuol dire cavarsela con una sanzione di 51 euro o 344. Quel che rileva però è che ci si trova dinanzi a un cambio di passo. E a sanzioni che per la prima volta vanno ora a colpire anche gli utenti: cosa spesso annunciata, ma finora mai portata a termine.
Il fenomeno ha raggiunto da tempo contorni preoccupanti. Associazioni come la Fapav presieduta da Federico Bagnoli Rossi o la Lega Serie A, detentrice dei diritti audiovisivi che rischiano di rimanere colpiti a morte dalla svalutazione dovuta alla pirateria, oltre ai vari Dazn, Sky, Mediaset e altri, lo denunciano con frequenza. Il rovescio della medaglia delle operazioni arrivate a buon fine rappresenta a suo modo una cartina di tornasole della situazione arrivata a livelli da allarme rosso. Quella da cui discendono i verbali della Gdf che hanno portato alle sanzioni di cui Il Sole 24 Ore riesce a dare conto, è l’operazione “Dottor Pezzotto” dello scorso maggio (che ha colpito 500 “risorse web” e 20 canali Telegram) coordinata dalla Procura di Napoli ed eseguita dalla Gdf.