Si continua a parlare dell’arresto di Matteo Messina Denaro su tutti i media e soprattutto sui principali quotidiani nazionali.
L’edizione online de “Il Corriere della Sera” scrive che nella clinica la Maddalena Matteo Messina Denaro era praticamente di casa. Lo conoscevano in tanti. Anzi, rincara la dose, il titolare della caffetteria San Lorenzo, ad appena 50 metri dall’ingresso della struttura sanitaria, «qui lo conoscevano tutti, ma chi poteva immaginare che dietro quel signore dai modi gentili si celasse Matteo Messina Denaro».
Tutti conoscevano e scambiavano convenevoli con il signore Andrea Bonafede, il falso nome con tanto di carta d’identità utilizzato dall’ultimo dei grandi latitanti di Cosa nostra per fare indisturbato la spola tra Campobello di Mazara dove c’era l’ultimo dei covi conosciuti e la clinica palermitana. Ottanta chilometri ad andare altrettanti a tornare per periodici cicli di chemioterapia in day ospital.
Sedute anche di diverse ore che portano i pazienti a familiarizzare e scambiarsi convenevoli passando magari dopo a prendere un caffè insieme nel bar vicino. E in questo contesto ci può scappare anche un selfie con qualche infermiere, come quello pubblicato oggi da La Verità. La direzione sanitaria de La Maddalena, da parte sua, preferisce non fare alcun commento su quello scatto né sulle sedute periodiche di Matteo Messina Denaro che per tutti, a partire dai responsabili del reparto di oncologia medica al settimo piano della clinica era «solo il signor Andrea Bonafede». Nulla neanche sui regali, in particolare olio e altri prodotti gastronomici, che periodicamente portava per ringraziare il personale sanitario e che a volte regalava anche agli altri pazienti che con lui facevano le sedute di chemio. Un paziente descritto anche in questo caso come «una persona pacata e dai modi gentili che non aveva mai destato alcun sospetto e che aveva accettato con grande dignità la diagnosi e le cure necessarie per affrontarla».