Il ritorno della Super League: la lega che cambierà il mondo del calcio
Una profonda ventata di novità potrebbe sconvolgere il mondo del calcio e il ricchissimo palinsesto dei siti di scommesse in Svizzera, Italia e resto d’Europa, con bonus e offerte speciali. Bernd Reichart, amministratore delegato di A22 Sports Management, società di consulenza che ha ricevuto il mandato di gettare le basi per la formazione della famigerata Super League, ha rilasciato importanti dichiarazioni.
La Super League che verrà
Da quanto è trapelato, sarebbero ben 80 i club calcistici che entreranno a far parte della Super League. Lo stato attuale del calcio mondiale richiede una profonda riforma, questo appare chiaro. Ma gli appassionati, inclusi i tifosi del Palermo, probabilmente non si aspettavano una cosa simile.
La lega che verrà sarà molto probabilmente “aperta”, ovvero ci saranno retrocessioni e cambiamenti fra le formazioni coinvolte ogni anno. In totale, si punta a un numero compreso fra 60 e 80 squadre, con 14 partite europee garantite per ogni squadra. A guidare la carica, 12 fra i principali club calcistici a livello internazionale. Parliamo di squadre blasonate del calibro di:
1. Barcellona.
2. Real Madrid.
3. Juventus.
4. Manchester United.
5. Liverpool.
E tanti altri ancora.
Già nell’aprile del 2021 si era fatta largo una voce insistente riguardo alla Super League. Ma allora, anche in vista di possibili penalizzazioni, tutto si era dissolto in circa 48 ore. A rimanere col cerino in mano furono il presidente Agnelli per la Juventus, oltre alle principali squadre spagnole (Real Madrid e Barcellona).
Reichart è tornato alla carica con una dichiarazione chiara: l’obiettivo è presentare un progetto sostenibile per i principali club europei che coinvolga rappresentanti di tutti e 27 i Paesi UE, nel rispetto delle decisioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europea con sede in Lussemburgo. Le prime reazioni dal mondo del calcio Ovviamente, questo ritorno di fiamma ha provocato non poche reazioni nel gotha del calcio europeo. Javier Tebas, presidente de La Liga spagnola, è stato fra i primi a farsi sentire.
Ovviamente, la sua posizione, in rappresentanza della maggior parte dei club iberici, è di profonda contrarietà all’istituzione di una Super League. Il motivo è semplice: a giovare di questa nuova struttura sarebbero principalmente le big. Così, si andrebbe a creare un modello ancora più divisivo in cui le grandi squadre competono a un livello irraggiungibile per le squadre piccole e di provincia. Il modello attuale avrebbe tutte le caratteristiche di equità e apertura che fanno tanto bene al mondo del calcio e alla passione dei tifosi: una struttura piramidale basata su promozioni e retrocessioni a livello nazionale.
Il tutto condito da una giusta dose di merito, che va a premiare le squadre che si comportano meglio, permettendo loro di competere a livello continentale per aumentare la portata del proprio brand e incrementare gli incassi.
La voce dei tifosi
Secondo quanto dichiarato dal rappresentante della Football Supporters Association, un ente che raccoglie le istanze dei tifosi di calcio britannici, Kevin Miles, la Super League non sarebbe altro che “un morto che cammina”. Il ritorno di un’idea così ambiziosa non fa altro che sottolineare la mancanza di consapevolezza sull’effettiva volontà dei tifosi rispetto ai prossimi step da prendere nel mondo del calcio. Anche l’apertura della Super League verso un formato “aperto” è stata oggetto di critiche.
Questo, semplicemente, perché esiste già una competizione continentale di questo tipo. Parliamo ovviamente della Champions League che dovrebbe offrire già risorse a sufficienza per sostenere i costi correnti e operare investimenti per gli anni a venire.
Le cose sembrano comunque destinate a una rapida evoluzione, almeno a giudicare dalle parole dei consulenti di A22. I rappresentanti dei club che vogliono la Super League avrebbero infatti fissato 10 principi di base su cui uniformarsi, come competitività, sostenibilità finanziaria e felicità dei tifosi.
La battaglia legale continua dato che gli statuti di FIFA e UEFA stabiliscono chiaramente il divieto di creare competizioni in grado di rivaleggiare con quelle esistenti.
A rigor di legge, le sanzioni che spetterebbero ai club dissidenti potrebbero arrivare fino all’esclusione dai campionati nazionali e dalle competizioni internazionali.
Staremo a vedere chi la spunterà in questo braccio di ferro mondiale in cui gli interessi economici sembrano destinati a prevalere su quelli dei supporter.