Il ritorno al “Barbera” del Mudo Vazquez: il fantasista dalle imprese impossibili
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul ritorno di Vazquez al Barbera da avversario.
Fino a sabato scorso, non aveva ancora realizzato. “El Mudo” si è sciolto solo dopo la vittoria col Como. Ora può scherzare e gioire per il suo primo ritorno a Palermo dopo la promozione firmata, con cinque giornate d’anticipo, nel 2014, con il suo gol a Novara e la salvezza ottenuta nel 2016, all’ultima giornata, grazie anche al suo magico sinistro, contro il Verona. Da quella festa sono passati più di sei anni: cinque stagioni a Siviglia con trionfo in Europa League e partecipazione alla Champions, e due col Parma nel tentativo ripetere l’exploit del “Barbera” ai tempi di Dybala e Iachini. Progetto ancora in sospeso. Per Franco Vazquez, che a Palermo conquistò anche la nazionale azzurra grazie ai suoi avi della provincia di Padova, sarà una partita fuori dal comune legato com’era, e com’è, alla città e a Mondello dove abitava.
Un tuffo nel passato, tra amici e tifosi che ancora lo amano. E pensare che sua scalata era stata tormentata. Gattuso lo aveva bocciato e scaricato. Vazquez aveva un piede sulla scaletta dell’aereo che lo avrebbe riportato in Argentina, destinazione Velez, quando Iachini, sostituendo “Ringhio”, prese la decisione di riconfermarlo con un dietrofront sorprendente che portò all’esplosione del geniale trequartista: «Appena arrivato – la spiegazione dell’allenatore – rimasi scioccato dai colpi di Vazquez. Assurdo fosse fuori rosa uno che sapeva trattare il pallone come pochi. Aveva vissuto un periodo traumatico perché si sentiva messo da parte. Il segreto era trovare la scintilla per accendere la fiamma. Quando lo vidi in campo, dissi che la prima maglia bisognava darla a lui e poi agli altri. Dopo i test, il mio stupore aumentò. Fisicamente c’era e non poteva che crescere sul piano della forza e della potenza. Capii, allora, che dovevo stimolarlo e dargli fiducia».
In poche settimane Franco sarebbe passato da sfrattato a idolo calcistico. Un ruolo decisivo nel suo risveglio, oltre che Iachini, l’ha avuto la fidanzata Agostina, oggi moglie e madre di Valentin, venuto alla luce in aprile, il 10, guarda caso il numero della “camiseta” nel Belgrano, dove si è rivelato calcisticamente, e nel Parma. A Palermo aveva il 20, il suo portafortuna, due volte dieci doppio talento, quasi un segno del destino. In realtà gli sarebbe piaciuto il 22 (indossato poi a Siviglia) giorno in cui è nato, «ma non era disponibile». Lui introverso, lei, Agostina Moroni, frizzante e positiva. Amore sbocciato poco prima del trasferimento al Palermo quando, dopo avere esultato con il gesto del pirata, soprannome dei Celestes del Belgrano, a ogni prodezza cominciò a mimare la A di Agostina «che mi ha fatto rinascere». Il suo mondo adesso gira intorno alla famiglia: Franco, Agostina, da otto mesi Valentin e Nina, il cane trattato da secondo figlio.