Il Piccolo: “Triestina. Al Barbera il passaggio del turno è una mission impossible”

L’edizione odierna de “Il Piccolo” si Trieste si sofferma sulla gara di giovedì al Barbera contro il Palermo.

La grinta dei giocatori nel finale del match e l’abbraccio dei tanti tifosi del Rocco sono i due tasselli sui quali la Triestina può costruire qualcosa. Nel presente e nel futuro. Non era scontato tenere duro e mettere in difficoltà un Palermo padrone del primo tempo e nemmeno l’applauso finale di una platea rinata ma pur sempre reduce da tante cocenti delusioni. E allora significa che il popolo alabardato si è immedesimato nella squadra alla quale Bucchi nel corso della stagione ha saputo dare il carattere. Il Rocco ha apprezzato questo aspetto pur sapendo con la ragione che il Palermo ha dimostrato superiorità e soprattutto che la fiammella, tenuta accesa dal gol di Rapisarda e soprattutto dalla reazione del secondo tempo, è tenue ma esiste. Al Barbera tutto giocherà contro: il risultato (serve una vittoria con due gol di scarto), la forza dell’avversario e il catino infuocato dove i padroni di casa non perdono in campionato da marzo dell’anno scorso.

Se è evidente che Bucchi domenica a fine gara abbia elogiato la ripresa dei suoi lo è altrettanto la messa in guardia di Baldini che non è personaggio da pretattica. «La Triestina ha buoni valori – ha detto il tecnico rosanero – e lo si è visto quando noi abbiamo accusato un po’ di stanchezza. Al Barbera dobbiamo giocare e basta. Nemmeno il Manchester City ha saputo gestire, figuriamoci noi». Ecco il punto è proprio questo. I rosanero hanno dimostrato le loro qualità mettendo sotto l’Unione nella prima parte ma poi si sono fermati anche per merito dell’Unione. E siccome le sfide vanno interpretate nell’ottica dei 180’ non è stato un gran segnale. Niente di grave visto il grande vantaggio numerico di Brunori e compagni ma una piccola crepa è affiorata.

Ora Bucchi ha la responsabilità di tenere alta la tensione di una squadra che non ha veramente nulla da perdere se non il feeling ritrovato con la sua gente. Ma oltre all’aspetto mentale che conta non poco, il tecnico ha visto in faccia il Palermo. I giocatori in condizione a sua disposizione sono questi (e Gomez squalificato). Domenica al Rocco tuttavia due cambi sono stati consumati subito, per la scelta di far giocare Negro e Lopez reduci da acciacchi. E ancora si è visto come Sarno sia in grado di disimpegnarsi a destra, almeno per un pezzo, meglio di Trotta che funziona di più al centro. E ancora che Galazzi può giocare dall’inizio. Ma soprattutto che le due ali del Palermo vanno limitate di più dagli esterni alabardati e che probabilmente l’utilizzo di un terzo centrocampista (se Giorno o Giorico ce la fanno) può limitare le capacità di innesco delle ripartenze mostrate dall’avversario nella prima parte della gara.

Insomma l’analisi della prima delle due sfide è un elemento in più da spendere in funzione della gara di giovedì al Barbera. Pensare di strapazzare il Palermo in Sicilia è un esercizio folle anche se non costa nulla. L’obiettivo invece di poter tenere bene il campo, con maggior continuità di quanto fatto al Rocco, è raggiungibile. E questo nonostante la stanchezza, le defezioni e la sconfitta subita. È un atteggiamento che gli oltre seimila supporter apprezzerebbero giovedì davanti a uno schermo. Un pubblico così non si vedeva allo stadio dalla sfida con il Vicenza dell’autunno 2019. Ed è un motivo più che valido per provarci anche in questa lunghissima trasferta. La scintilla scoccata in questi playoff va alimentata. Al di là del risultato e dell’esito finale.