Il paniere di Calloni e la culla di Cassini: 50 anni di aneddoti dai ritiri rosanero
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sui ritiri del Palermo, ripercorrendo 50 anni di storie e aneddoti.
La storia dei ritiri estivi è lo scrigno dei sogni ma anche un’antologia di scherzi, di vicende e curiosità. Da Renzo Barbera a Dario Mirri, da zio a nipote, dalla provincia di Modena a Boccadifalco. Oltre cinquant’anni di immagini e di aneddoti. Ieri come oggi. Quella di Montecreto, estate ‘71, fu una scelta spartana, in un convento distante dal centro e con molte carenze a cominciare dai pasti per finire alle camere inadeguate e alla sveglia mattutina con la campane. Però, fu promozione: De Grandi era un allenatore alla Baldini, principi ferrei e qualche bicchiere di vino in più. E Barbera, conquistava con il suo fascino: durante il giorno parlava di calcio e di futuro, negli spazi liberi era l’autentico trascinatore. Passeggiava con il mitico professore Matracia, papà di Roberto, e ai semafori faceva il nonno che non riusciva a muoversi e bloccava il traffico.
Cortona, un paradiso, tra studenti americani, un’università all’avanguardia, il San Luca situato nel cuore del paese, con un ristorante alla moda che serviva qualcosa come 21 antipasti e amici di Viciani che arrivavano da ogni parte secondo la filosofia che «i giocatori sono pagati per i sacrifici, non l’allenatore». Famosi i suoi litigi con Ariedo Braida che non sopportava i durissimi metodi di preparazione. Era comunque un periodo scanzonato. Ne fece le spese, il “presidentissimo” che al suo arrivo trionfale, entrando nella stanza d’albergo ricevette un gavettone. La fine degli anni settanta fu dominata dalla figura di Nando Veneranda, El Gringo, per il suo stile di vita: modi ruvidi e confronti schietti. A Forno di Zoldo, furono proprio i giornalisti a farlo impazzire: approfittando di un allenamento fra i boschi, smontarono la sua suite ricomponendola nell’attiguo giardino sotto un sole cocente. Quando “Penna Bianca” tornò era un furia e attuò un personalissimo silenzio stampa.
Una sera, per difendere in un locale notturno il grande amico, l’attore Luigi Maria Burruano, che si era spinto un po’ troppo con una ragazza, salì su un tavolo e rompendo una bottiglia, tipo film western, mise in fuga fidanzato e complici che minacciavano una spedizione punitiva. Ma, come dimenticare Pinzolo e lo “sciagurato” Egidio Calloni che, presentatosi con qualche chilo di troppo, venne messo a dieta da Veneranda e il sottoscritto fu complice clandestino delle non proprio sporadiche trasgressioni gastronomiche attraverso un paniere calato da un piano all’altro che compensava le privazioni della tavola. E Barga? Prima con Renna, la A sfiorata per un soffio, e poi 83-84 con Giagnoni che, dopo cena, sedeva sul marciapiede e imitava Alberto Sordi: «Gatto Mammone, mi sono accorto, fai finta di leggere il giornale… sei una spia! Vuoi cantare? E canta: pum pum pum» con indice e pollici alzati per riprodurre la pistola.
Non mancano i momenti drammatici. Luglio 1999. Il Palermo si prepara, a Pedara, quando alcuni ultras del Catania lanciano una rudimentale bomba molotov contro l’hotel che ospita il tecnico Morgia e i suoi ragazzi. Era passata da poco l’una di notte: le fiamme all’ingresso, l’intervento del custode evita che l’incendio si propaghi.
Tutti scappano, in mutande o pigiama, e si riversano in strada. Il presidente Ferrara decide di non cambiare programma per non darla vinta ai teppisti. L’era Zamparini comincia nel 2002 a Longarone, non senza problemi. I tifosi veneziani lo contestano alla prima uscita stagionale con scritte e striscioni nel piccolo impianto.
Quando Foschi se ne accorge, mette in moto una squadra di operai che riesce a ripulirlo prima dell’amichevole. Il ritiro della svolta fu, però, Sestola, con Baldini e l’acquisto di Luca Toni. Poi. Nel 2005, con Del Neri, i rosa scoprono Bad Kleinkirchheim, in Austria, che sareb[1]be diventata la loro dimora tranne alcune eccezioni. Zamparini a Bad aveva una villa e quando piombava al campo succedeva sempre qualcosa di originale: dagli applausi, alzandosi in piedi, ai gioielli Pastore e Vazquez per le loro prime prodezze alle proteste con insulti a voce alta per un malcapitato guardalinee, inseguito lungo la rete di recinzione, per un rigore negato e un gol annullato. Ma il meglio di sé lo dava nella terrazza di casa quando invitava la stampa brindando con Pinot e Sauvignon doc, denominazione di origine casalinga, etichetta “Villa Zamparini” che produceva solo per sé e per occasioni speciali.
Indimenticabile l’entrata in scena di Matheus Cassini, uno dei “buchi” della sua carriera. Lo chiamava il «mio bambino» e diceva che sarebbe diventato il nuovo Dybala. Intanto, Sorrentino gli preparava una culla in camera e per cena il seggiolone «così, se ti sporchi, ti cambio il pannolino» mentre l’attaccante camminava con il biberon. Il patron lasciava sempre traccia del suo passaggio.
Poi, il fallimento, la parola fine, la rinascita, nuove emozioni e abitudini. E adesso, il “Tenente Onorato” che, conoscendo Baldini, promette altre scintille.