Rinnoviamo l’appuntamento con la rubrica “Il Palermo visto dai tifosi” targata Ilovepalermocalcio. Oggi la parola va a Matteo Cammarata, da anni tifoso del Palermo ma cresciuto a Milano, che ha spiegato ai nostri microfoni la sua opinione sull’attuale momento del club rosanero. Ecco l’intervista:
Nell’ultima partita del Palermo si è parlato di umiliazione. Cinque gol in 26 minuti per un risultato finale di 6-2. Cosa hai provato guardando questa partita?
«Durante l’ultima partita ho provato rabbia e delusione, non che mi aspettassi un risultato diverso ma l’atteggiamento della squadra mi ha fatto imbestialire. Sono stato in procinto di spegnere la televisione più volte».
La serie B è sempre più vicina, la prossima giornata di campionato potrebbe essere matematicamente certa. C’è ancora qualche speranza per la squadra di Bortoluzzi?
«La speranza non c’è più e non c’è mai stata, già dalle operazioni di mercato della scorsa estate si poteva chiaramente intuire il destino di questa squadra».
Cosa ne pensi del nuovo presidente del Palermo Paul Baccaglini?
«Non ho ancora un idea precisa su Baccaglini, da una parte c’è curiosità e speranza e paradossalmente dall’altra tanta paura. Tante parole in questi mesi eppure non si è ancora capito chi o cosa rappresenti di preciso».
Farà meglio di Zamparini?
«Fare meglio di Zamparini è difficile, ci ha regalato anni fantastici e giocatori di spicco e di livello internazionale, fare meglio di Zamparini versione 2013-2017 sarà invece facilissimo».
La causa di questa stagione da dimenticare, secondo te, a cosa si deve attribuire?
«Giocatori non all’altezza. La colpa, però, non è loro, l’impegno (almeno inizialmente) lo hanno messo, sui limiti tecnici non si può fare molto. La dirigenza, non so se per il paracadute o per altro, ha costruito una squadra destinata a scendere in B. A dimostrazione di ciò è stato ceduto Quaison in inverno, il giocatore che a mio avviso poteva darci quel qualcosa in più nel girone di ritorno visto il suo stato di forma a dicembre/gennaio. Quindi la colpa è principalmente societaria».
Tornando indietro nel tempo, qual è la gara che ricordi in assoluto con più piacere?
«Ce ne sono tante, penso ai derby vinti con il Catania, alla semifinale di Coppa Italia con il Milan con i gol di Bovo e Migliaccio o al 2-2 di Cavani e Succi in rimonta a “San Siro”, contro l’Inter, visto dal vivo. La mia preferita in assoluto è Palermo-Juventus 2-0 del 2009 con gol di Cavani e Simplicio. Quella squadra mi ha fatto sognare».
Come è nata la tua passione per il Palermo?
«Io sono cresciuto a Milano, mio papà è di Palermo e quando ero piccolo controllava i risultati della B e dei rosa. Nel 2004, a 9 anni, sono stato a Palermo per la seconda volta in vita mia (la prima avevo 2 anni e non la ricordo): in città si respirava un senso di appartenenza incredibile, un’atmosfera che mi affascinò e mi sentii di colpo rosanero. Da quel momento in poi non era più mio padre a controllare i risultati, ero io a seguire tutte le partite del Palermo».
Cosa consigli alla società in caso di permanenza in serie A? E cosa nel caso di una probabile retrocessione?
«Il consiglio che posso dare è quello di sfruttare al meglio la prossima stagione come punto di partenza. Acquisti mirati, magari riportare in squadra qualche ex che conosca già l’ambiente, penso a Bolzoni e Lafferty, o prendere qualche giocatore che ha bisogno di rifarsi dopo esperienze negative, mi viene in mente Bojan Krkic, è il tipo di giocatore che servirebbe, per rilanciare sé stesso e per aiutare la squadra a rinascere».
Infine, cosa diresti al presidente uscente e all’italo-americano che prenderà il suo posto?
«Mi sento di ringraziare Zamparini per quello che ha fatto fino all’anno della finale di Coppa Italia, da quel momento in poi non mi esprimo. A Baccaglini, invece, sento di dire una cosa: anche io, come lui, quest’anno mi sono tatuato il logo del Palermo, perché sono orgoglioso di essere palermitano, anche se durante questa stagione questo orgoglio è stato messo a dura prova per le brutte figure come quella della settimana scorsa all'”Olimpico”. Perciò oltre ad acquisti, stadio e progetto, la cosa più importante è far tornare quell’atmosfera che da bambino mi ha fatto innamorare di questa squadra e questa città. Per fare ciò non ci vuole molto, bastano impegno, coerenza e soprattutto sincerità».