Il Palermo cade e si rialza. Dopo la brutta batosta casalinga contro il Cittadella, i rosanero hanno tirato fuori gli artigli facendo bottino pieno ad Avellino. Una vittoria fondamentale, che ha permesso agli uomini di Tedino di prendersi la vetta della classifica in attesa di conoscere l’esito del derby di domani tra Bari e Foggia. Complici le sconfitte di Parma e Venezia e il pari tra Frosinone ed Empoli, il Palermo è primo da solo a quota 28 lunghezze e spera adesso nel passo falso della squadra guidata dall’ex Fabio Grosso.
La partita andata in scena allo stadio “Partenio-Lombardi” è stata quasi perfetta. La formazione di Tedino è riuscita ad accantonare la figuraccia di lunedì scorso come solo lei sa fare. La capacità di reagire subito ai momenti di difficoltà sembra infatti ormai essere un marchio di fabbrica del Palermo, che questo pomeriggio ha affrontato da vera squadra l’Avellino, facendo dimenticare quanto visto al “Barbera” pochi giorni fa e spazzando per 3-1 la formazione di Novellino.
Un risultato che assume ancora più valore se si considera che i rosanero hanno giocato in inferiorità numerica per più di un tempo. Un’espulsione diretta al 42′ avrebbe messo in difficoltà qualsiasi squadra, ma non il Palermo. Dopo il rosso a Cionek i rosanero sono stati bravi a non accusare il colpo, difendendo sì il gol di vantaggio, ma cercando allo stesso tempo di chiudere la partita. Con l’Avellino riversato interamente nella metà campo degli avversari, la squadra palermitana ha mantenuto la calma ed è rimasta lì ad attendere il momento giusto per colpire.
Volendo usare una metafora alla Tedino, Bellusci e compagni hanno prima parato i colpi e poi sferrato il pugno decisivo. Anzi due. Sono stati infatti due contropiede micidiali a mettere al sicuro il risultato. Il primo firmato da Coronado, il secondo da Jajalo, quest’ultimo il migliore in campo tra le fila dei rosanero. Marcatori, nell’ordine, un ben ritrovato Gnahoré e capitan Nestorovski. E che dire della difesa? Oggi un muro invalicabile, con un super Bellusci sugli scudi. Insomma, se ad Avellino c’erano dei veri “Lupi”, questi indossavano tutti la maglia rosanero.