L’amministratore delegato del Palermo Giovanni Gardini ha rilasciato una lunga intervista al giornalista Marco Iaria per Sport&Business, rubrica dell’edizione online de “La Gazzetta dello Sport”.
Ecco qualche estratto:
Come se fosse una start-up, il Palermo è stato dotato dei mezzi, del know-how e delle risorse necessari per alimentare una macchina che, nelle aspettative, dovrà durare a lungo e sui palcoscenici più prestigiosi. Nella prima stagione il City Football Group, azionista al 94,94%, ha versato 24 milioni in conto capitale. Con il passaggio dalla C alla B il conto economico è cambiato radicalmente: ricavi da 2 a 17 milioni, stipendi da 5 a 17 milioni, per una perdita di 12. Gli apporti di equity dell’azionista di riferimento hanno consentito al club di avere una posizione finanziaria netta positiva, con zero debiti verso le banche. Complessivamente, finora, sono 50 i milioni investiti dal City Football Group nel Palermo, compresi i 7 per il centro sportivo. Il prossimo anno, in caso di terzo campionato di B, arriverebbero altri 20-25 milioni.
Gardini, com’è lavorare per gli sceicchi? «Noi parliamo con il City Football Group, dal ceo Ferran Soriano ai suoi collaboratori. Sono spagnoli, inglesi, australiani, non arabi. Quella è la nostra “mamma”. Il Palermo, come gli altri club della galassia, gode di un rapporto quotidiano di supporto, non semplicemente in termini economici ma in fatto di esperienza, conoscenza, strumenti, piattaforme digitali».
Qual è il grande vantaggio di far parte di una rete del genere? «Loro ci mettono a disposizione tutto il know-how necessario. E il confronto continuo con le altre realtà globali, da New York a Melbourne, fa sì che tutte le nostre aree interagiscano con quelle degli altri 12 club. Hai un mondo davanti a te. Condividi piani, strategie, obiettivi. È esaltante».
E il processo decisionale? «La decisione finale è locale. Il City Football Group ci dà tutto il supporto ma poi l’amministratore delegato del club ha un’autonomia gestionale, all’interno di un budget e degli obiettivi. Non a caso, hanno sempre cercato di operare sul territorio con un management locale, evitando di impiantare soggetti dall’alto. Poi si può sempre migliorare. Noi, per esempio, abbiamo accolto gente da Manchester per accelerare i nostri processi. Siamo a bordo di una macchina a pieni giri, ognuno sa quello che deve fare».