Il Mondiale vota Italia: senza gli azzurri il torneo ci rimette. Siamo la storia, il Qatar ci aspetta
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul mondiale in Qatar e sull’Italia, senza il quale, la competizione ci rimetterà.
Tutti contenti se l’Italia non va al Mondiale? Può darsi. Una bella seccatura in meno per le altre. L’Italia è pur sempre la squadra che prende meno gol (0,93 a partita), perde meno partite (una ogni cinque, soltanto il Brasile fa meglio), ha vinto quattro finali e ne ha raggiunte altre due. La squadra che nessuno vuole affrontare perché, dicevano, non ti fa giocare. Pensa adesso che con Mancini va all’attacco e vince. Ma non scherziamo. Che Mondiale sarebbe senza l’Italia? Non se la prendano i nostri amici portoghesi, turchi e macedoni. Non è la stessa cosa. Un Mondiale senza Italia è come un Mondiale senza Brasile o Germania. Un Mondiale più povero per storia, emozioni, ricchezza tecnico-tattica, prestigio. Anche soldi. E il nostro contributo all’alternanza democratica l’abbiamo già dato nel 2018. Ora il Mondiale vuole l’Italia.
Noi campioni In Russia mancavano due grandi: Italia e Olanda, una con quattro stelle sul petto e l’altra bellissima, sì, ma perdente di successo. L’ultimo campione che aveva mancato una fase finale era l’Uruguay nel 2006. Il resto è preistoria. La Francia si qualifica ininterrottamente dal 1998, l’Inghilterra dal ‘94, la Spagna dal ‘78, l’Argentina dal ‘74, la Germania dal ‘54 e il Brasile da sempre, unico a non aver mai saltato una fase finale.
Sistema da rivedere Due eliminazioni di fila sarebbero un tristissimo record. Lungi da noi pretendere una Superlega per nazionali (dopo quella per club). Ma il sistema di qualificazione, cara Fifa, merita una bella revisione. Già sono bastati due pari per finire ai playoff, senza mai perdere nel gruppo. Poi Italia e Portogallo — le due migliori negli spareggi (per storia, ranking, forza) — sono finite nello stesso imbuto. I campioni d’Europa 2016 e 2021. Fuori i secondi. Continuiamo così, facciamoci del male.
Teste di serie E la cosa divertente è un’altra: l’Italia deve ancora qualificarsi ma, se va al Mondiale, sarà sicuramente in prima fascia al sorteggio di Doha del 1° aprile. Anche questo paradosso spiega perché il Mondiale non può non volere l’Italia, oggi al 6° posto del ranking Fifa. Dal prossimo torneo, con 48 finaliste, le europee saranno 16, non più 13. Ma il 2026 è lontano, è un futuro remoto al quale penseremo a tempo debito. Ora c’è la beffa che le otto teste di serie saranno: Qatar (ospitante), Belgio, Brasile, Francia, Argentina, Inghilterra, Spagna e una tra Italia e Portogallo. Se dovessero passare Turchia o Macedonia, per l’ultimo posto si scatenerebbe una lotta tra Danimarca, Olanda, Germania, Messico, Usa e Svizzera. Dipende dai risultati di questo turno.
La storia del calcio L’Italia sarà un po’ in ribasso, i club sono scomparsi dall’orizzonte della Champions, ma nel calcio il suo fascino resta eterno nel mondo. L’Italia è Paolo Rossi, Zoff, Conti,Tardelli, Baggio, Maldini, Cannavaro, Buffon. La Nazionale di Enzo Bearzot e Marcello Lippi. La squadra che ha giocato la “partita del secolo” a Messico 70 contro la Germania, e che ha conteso la coppa a Pelé nel 1970 e a Romario nel 1994 all’ultimo rigore. Diciannove fasi finali su 22. A parte il Brasile, soltanto la Germania ne ha giocata una più. C’è la storia del calcio dentro quella maglia azzurra, sotto quello scudetto con quattro stelle. Il Mondiale è anche un evento televisivo in tutti i continenti, dovunque c’è una comunità italiana. Sarebbe una bella botta d’immagine e finanziaria rinunciare agli azzurri per la seconda volta consecutiva.
Verso il Qatar Ancora una volta le grandi ci sono tutte. Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Brasile e Argentina già qualificate. Per la verità l’Uruguay è un po’ traballante, però è quarto nel girone sudamericano e, in caso, avrebbe lo spareggio contro la vincente dell’Oceania (probabilmente Nuova Zelanda). Nel Nord-Centro America, Usa e Messico sembrano destinate in Qatar con il Canada. In Asia, con Sud Corea e Iran, non dovrebbero mancare Giappone e Arabia. Più complicato in Africa con cinque sfide da brivido. Ma niente di paragonabile all’Italia che il 1° giugno andrà anche a Wembley a inaugurare contro l’Argentina la “Finalissima”, la nuova coppa intercontinentale per nazionali tra i campioni continentali. Noi contro Messi. Noi e la nostra storia che ha fatto grande il Mondiale. E ora il Mondiale non può che tifare per noi .