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Il ministro per lo Sport fa il punto alla vigilia dell’inizio del campionato. Abodi: «Serve cambiare. Dalla giustizia sportiva al decreto crescita»

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul punto di Abodi in merito al campionato di B che inizia oggi.

L’ufficio di Andrea Abodi si trova alla fine di Via dell’Umiltà, ed è già tutto un programma. Alle sue spalle c’è Fontana di Trevi, a pochi passi si trova invece il Quirinale dove è stato nominato lo scorso 22 ottobre. Il ministro per lo Sport e i Giovani ha scelto per lavorare questo piccolo angolo di quiete nel trambusto romano: semplice ed essenziale, com’è nel suo stile. Per rispondere alle nostre domande fa lo slalom gigante tra gli impegni, che pure nei giorni di Ferragosto cominciano più o meno alle 6 del mattino per protrarsi fino a notte fonda.

«Faccio poco sport, ed è un errore clamoroso perché trasforma la stanchezza cattiva in stanchezza buona. Prometto che mi impegnerò» confida. Sono passati quasi dieci mesi da quel «Giuro!» pronunciato davanti a Mattarella. Nel frattempo, lo sport italiano ha vinto (tantissimo) e anche perso, in qualche caso direttamente la faccia tra dimissioni eccellenti, terremoti giudiziari (casi Juve, Serie B e ginnastica in particolare), scandali nel mondo arbitrale ed episodi di razzismo negli stadi. Domani comincia un’altra Serie A e il ministro sceglie il Corriere dello Sport-Stadio per l’intervista di inizio stagione, tra tanti buoni propositi e un obiettivo che rivendica con orgoglio: «Finalmente il lavoro sportivo è realtà. Partiamo da qui?».

Partiamo da qui. «Abbiamo reso la riforma più equa e sostenibile, dando dignità a decine di migliaia di lavoratori e sostenibilità al sistema. Ne siamo orgogliosi. La osserveremo e, se necessario, la miglioreremo».

Il bilancio di questi 10 mesi di governo? «Sono iniziati con una Legge di Bilancio 2023 concentrata sul contrasto al caro energia anche nello sport, ma con il giusto spazio finanziario anche per lo sport bonus, il sostegno alle atlete in maternità, l’avviamento allo sport paralimpico, il fondo sport e periferie, i contributi dedicati all’impiantistica, il rafforzamento del fondo di garanzia per lo sport. Ricordo anche l’approvazione delle norme su giustizia sportiva e plusvalenze nel calcio. E abbiamo creato le condizioni per far ripartire i Giochi della Gioventù nelle scuole».

Con la giustizia sportiva quest’anno è successo di tutto. Che idea si è fatto? «Che giustizia sportiva e ordinaria devono trovare un equilibrio, e che una riforma è necessaria perché così non si può andare avanti. I club professionistici sono imprese per legge, ma pur sempre imprese sportive e le regole vanno coniugate. Ne sto parlando con il collega ministro Nordio».

Nel calcio otteniamo grandi risultati con le nazionali giovanili, veniamo dalla stagione delle tre finali europee con i club e poi la Nazionale maggiore non si qualifica al Mondiale dal 2014. Perché? «Dopo il successo degli Europei 2021, lo scorso anno siamo usciti ancora una volta dai Mondiali per due rigori. Il fallimento non è solo tecnico. Siamo freschi campioni d’Europa U19, vicecampioni del mondo U20, ma non ci qualifichiamo da quattro edizioni alle Olimpiadi con l’U21. Per altri versi, le tre finali europee di Inter, Roma e Fiorentina e le cinque squadre nelle varie semifinali sono un risultato straordinario. C’è però un evidente e preoccupante rallentamento del processo di crescita dei giovani, c’è poca fiducia nei loro confronti e poco coraggio nel lanciarli».

L a colpa è anche del Decreto Crescita? «Abbiamo fatto una norma per far rientrare i “cervelli” italiani e la usiamo per far entrare i giocatori stranieri. È arrivato il momento di analizzare i numeri, di confrontarci con la Federazione e, principalmente, con la Lega Serie A per trarre le opportune conclusioni sulla sua efficacia e utilità. Così come interverremo sulla definizione del 5% dei diritti tv da destinare alla valorizzazione dei giovani».

Come si spiega l’addio improvviso di Mancini? Cosa ne pensa della disputa tra il Napoli e la Figc per Spalletti? «Senza invadenza e nel rispetto dei ruoli, non mi ha fatto piacere leggere quelle cose sulle agenzie. Avrei cercato di dare il mio contributo per evitare non solo il fatto, ma anche il modo e i tempi. Ora abbiamo due appuntamenti molto importanti tra tre settimane e un commissario tecnico da mettere, magari già da oggi, alla guida degli Azzurri. Con i comunicati di solito non si risolvono i problemi e in questa fase avverto solo la necessità di aprire un altro capitolo».

Da ministro è preoccupato per la difficoltà nel vendere il nostro prodotto calcio? «Credo manchi un po’ di cura del prodotto. Questa è una fase delicata nella quale bisogna far lavorare, nelle migliori condizioni, la Lega di A e i potenziali soggetti interessati. La nuova legge sul contrasto alla pirateria audiovisiva certamente è un contributo positivo. Sull’estero, in particolare, mi auguro che la Lega abbia voglia di rischiare e intraprendere».

La soluzione? «Abbiamo appena approvato un decreto per alleggerire ulteriormente l’iter amministrativo della cosiddetta “legge stadi”, ma ci vuole un patto tra Stato e privati».

Il progetto congiunto tra Italia e Turchia per ospitare Euro 2032 la convince? Scegliamo come partner un Paese spesso contestato per il rispetto dei diritti umani. «È stata una scelta della Figc che si può valutare nella doppia ottica: un’opportunità persa, per quanto soggetta al rischio di altre scelte da parte dell’Uefa vista la qualità degli stadi turchi, oppure un’opportunità da valorizzare e sulla quale contribuire allo sviluppo delle infrastrutture calcistiche italiane, a partire dagli stadi e non solo delle 5/6 città che potrebbero ospitare gli Europei. Sul tema dei diritti umani penso che la Turchia stia facendo un percorso positivo e che un grande avvenimento sportivo possa anche essere un’occasione per velocizzarlo».

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Redazione Ilovepalermocalcio