“PESCARA Da una parte c’è un allenatore uguale a se stesso da trent’anni e che fa capire di non avere giocatori adatti al suo calcio. Dall’altra c’è una squadra che non sembra avere le caratteristiche giuste per accontentare il proprio tecnico, che ci ha provato in avvio, che a tratti ha dato anche l’impressione di riuscirci e che invece col passare delle gare, è sembrata regredire invece di fare progressi. E allora? Che si fa? Si continua a inseguire un ideale di calcio che questa squadra ha dimostrato di assorbire con fatica? E’ vero, il campionato è equilibrato, la classifica corta e la posizione in graduatoria tutto sommato non brutta. Ma vale la pena andare avanti così? Siamo davvero sicuri che con il tempo Zeman riuscirà ad arrivare lì dove vuole? A portare il gruppo ad avere una condizione fisica e tecnica sufficiente? E se invece non ci riuscisse? Non si correrebbe forse il rischio di ritrovarsi a fare i conti con una posizione di classifica pericolosa senza essere mentalmente preparati a combattere giù in fondo. I PROBLEMI Cominciamo da lontano. Dallo scorso inverno esattamente, quando il Pescara chiamò Zeman per sostituire Oddo. Forse era tardi per salvarsi (anche se il Crotone ha dimostrato il contrario) ma si giustificava tutto dicendo che si stava lavorando per preparare la squadra per l’anno successivo. Invece sono passati i mesi, è abbondantemente iniziato un altro campionato, e Zeman è ancora qui a fare gli stessi discorsi su una squadra che non sente sua. E non fa niente per nasconderlo. In estate aveva detto che si sarebbe aspettato un mercato diverso, e ancora oggi in ogni dichiarazione pubblica ribadisce quanto i suoi giocatori facciano fatica ad accontentarlo. Evidentemente non è la squadra che avrebbe voluto. LE SOLUZIONI Già, ma adesso che si fa? Un altro allenatore avrebbe già cambiato sistema e filosofia. Ma Zeman è Zeman, con i suoi pregi e i suoi difetti. In questo momento però ci sono troppi giocatori non messi nelle condizioni ideali per rendere. A cominciare da una difesa che può essere di buon livello se protetta meglio e che invece spesso (al netto degli errori individuali) finisce spesso costringe i due centrali a coprire spazi troppi ampi. Passando per Brugman che ha mostrato chiaramente di preferire la posizione davanti alla difesa. E poi ancora Benali, bravissimo a giocare tra le linee ma limitato da esterno. E mettiamoci pure Ganz, l’unico di tutto il gruppo a non avere mai avuto una vera occasione. L’hanno avuta tutti, anche i ragazzini. Lui no. E a occhio e croce non deve essere molto contento. Ma quello che manca del tutto è lavelocità, il ritmo, l’intensità che le squadre del boemo hanno sempre avuto. Questa al momento è una squadra compassata, che predilige il fraseggio e ignora la verticalizzazione. Che ha fondo ma non ha sprint. Lo stesso Zeman, dopo la sconfitta col Brescia,non ha nascosto il proprio disappunto per il regresso sul piano del gioco e per l’incapacità di creare gioco e occasioni delle ultime settimane. «Paradossalmente segnavamo di più con Del Sole e Capone che non sono due attaccanti» ha commentato il boemo. E’ solo un pensiero in libertà o l’inizio di una rivoluzione?”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “Il Messaggero”.