Il Messaggero: “La cattura di Messina Denaro: «Così ho condotto la polizia nel covo». Ma il supertestimone ora ha paura”

L’edizione odierna de “Il Messaggero” si sofferma sulle parole del super testimone che ha condotto la polizia ad uno dei covi di Matteo Messina Denaro.

Niente nomi e niente cognomi, nessuna foto e neanche indicazioni precise sulla residenza.

I boss e i loro fedelissimi, d’altronde, l’hanno dimostrato più di una volta: chi tradisce o chi ostacola, chi denuncia o pure chi ci ripensa la paga sempre e la paga pesantemente. Di esempi ce ne sono centinaia e proprio a quelli pensa questo operaio che ha consentito alla polizia di trovare quello che quasi certamente è stato un rifugio di Matteo Messina Denaro. «Era una questione di coscienza, non potevo far finta di niente. Era il mio dovere, sì dovere: non voglio infatti passare per eroe, ma non voglio neppure che si sappia chi sono».

Parole che grondano di paura, ma le rassicurazioni degli agenti sono state sufficienti per tranquillizzare il traslocatore che ha accompagnato le pattuglie fino a via San Giovanni, dove c’è un palazzina che ancora potrebbe svelare molti segreti. Appartiene a un incensurato che abita in Svizzera, ma guarda caso si trova accanto alla casa di Giovanni Luppino, l’agricoltore che all’invisibile capo di Cosa Nostra ha fatto da tassista e molto di più. Visto da fuori questo edificio sembra un luogo abbandonato e in effetti il titolare non ci abita da molti anni.

IL PALAZZO IN VENDITA

Risulta in vendita, ma fino a qualche mese fa (si ipotizza la scorsa primavera) è stato occupato senza che nessuno se ne dovesse rendere conto. Dentro si è nascosto il padrino temutissimo e rispettatissimo, ma a un certo punto è stato lui stesso a decidere di trasferirsi.

Di comprare un’altra casa, tirando fuori tutti i soldi e sfruttando l’identità del principale fiancheggiatore che ora è finito nei guai, e poi di allestirla con arredi di lusso e molto più confortevoli. Dal covo-al cova di vico Cb quella via senza nome da cui stanno venendo fuori i dettagli più importanti sulla vita alla macchia del boss, a via San  Giovanni ci sono circa 700 metri. E qui la polizia, che ancora setaccia muri, pareti e garage con un georadar e altra strumentazione tecnologica, ci è arrivata grazie alla dritta del traslocatore. «Ho fatto il mio lavoro, non avevo capito niente, non mi ero posto il problema. Quando ho visto le foto di Matteo Messina Denaro al tg e del suo amico ho capito che dovevo dire tutto quello che sapevo. Ma ora non so niente di più e non voglio essere coinvolto in questa storia».