L’edizione odierna de “Il Mattino” si sofferma su Padova-Palermo e sulle parole di Pippo Maniero.
«Ho il telefono che mi squilla in continuazione in questi giorni. Padova e Palermo, Palermo e Padova». «Colpa tua Pippo, hai fatto troppi gol». «Te ghè raxon, go segnà massa». Si vive anche così l’attesa della finalissima. Andando a ripescare ricordi ed emozioni, personaggi ed epoche che hanno segnato una piccola parte della storia delle due squadre. E allora eccolo lì, Pippo Maniero di Legnaro, protagonista assoluto del calcio italiano anni ’90 e 2000. Uno che al giorno d’oggi sarebbe titolare in Nazionale.
Uno che al giorno d’oggi potrebbe anche permettersi di tirarsela sui social. E invece Pippo Maniero ha vissuto l’epoca dei grandi campioni ma soprattutto non se l’è mai tirata. Nemmeno quando a Palermo lo facevano sentire un principe. «È stato un anno pazzesco in Sicilia», ricorda l’ex centravanti, oggi 49enne.
«Era il 2002, arrivai nell’ambito del maxi trasferimento con cui Zamparini acquistò il Palermo, portandosi dietro una decina di giocatori dal Venezia. Il primo impatto fu incredibile, mai vista una cosa del genere. Il giorno in cui tornammo dal ritiro di Longarone ci allenammo allo stadio, alla Favorita. C’erano 10mila persone a vederci. Diecimila, per un allenamento».
Fu così per tutta la stagione? «Sì. Non ho mai più respirato un’atmosfera simile. C’erano una passione e un attaccamento alla squadra difficili da spiegare. La respiravi tutta la settimana, al supermercato, al ristorante. Tutti a parlare della squadra, a fermarti, a chiedere autografi o foto. Se non eri abituato restavi molto sorpreso. E io arrivavo da Venezia, dove l’ambiente era sicuramente più tranquillo».
A Palermo fu forse l’apice della sua carriera, partita proprio da Legnaro. Ma a12 anni era già nel Padova, su e giù con la corriera per inseguire un sogno. Anzi, più di uno. Tutti raggiunti. «Ho esordito all’Appiani, ho vinto la spareggio promozione contro il Cesena e giocato in Serie A con il Padova. A quella maglia devo tutto. E poi, da padovano, ovviamente mi auguro che i biancoscudati ce la facciano finalmente a tornare in Serie B. Mi restano comunque bei ricordi anche di Palermo, sebbene rimasi solo un anno. Segnai 13 gol ma perdemmo la promozione in Serie A all’ultima giornata».
Un pronostico per la finale? «Molto equilibrata. Fosse in gara secca direi Padova, che ha un po’ più di qualità. Ma con la sfida andata e ritorno è tutto aperto. Giocare a Palermo davanti a 40mila persone può essere un grande ostacolo per la formazione di Oddo e una spinta per i padroni di casa. Ma non è scontato. Ai giocatori del Palermo potrebbero anche tremare le gambe per la bolgia e l’attesa. In ogni caso, il Padova avrebbe bisogno di vincere possibilmente con più di un gol di scarto la gara dell’Euganeo».