Intervenuto ai microfoni de “IlSicilia.it” Roberto Speziale, padre di Antonio, implicato nella morte dell’ispettore Raciti in occasione del derby Catania-Palermo del 2 febbraio 2007, si è espresso in merito quanto accaduto in questi anni. Ecco un estratto dell’intervista:
“Purtroppo su Antonino Speziale ci sono stati dei pregiudizi. Non gli è stato concesso nulla. Nessuno si è assunto la responsabilità di decidere, per paura che poi qualcuno potesse dire ‘per colpa tua è uscito’ o ‘per colpa tua non è uscito…’. Mio figlio è un caso a parte e chi ne parla fa finta di non capire. Non si vuole la verità. Guardi, un sacco di persone che incontro in giro mi dicono tutti la stessa cosa, ‘Antonino Speziale è innocente‘. Intanto non gli è stato concesso nulla, sta soffrendo”. Antonino quando dovrebbe uscire dal carcere? Dovrebbe uscire entro fine anno, intorno al mese di dicembre. Ha già scontato la condanna per l’omicidio, è ancora in carcere per la vicenda del DASPO”.
In 5 anni fra indagini e processo ci sono stati tante punti controversi
“Leggendo le carte, a mio avviso, la conclusione doveva essere che mio figlio è innocente. Però si è fatto undici anni di carcere. Il processo è stato avviato dopo due anni di indagini e di ricerche condotte in modo a mio avviso discutibile”.
A cosa si riferisce?
“Per esempio all’autopsia sull’ispettore Raciti. Non si può fare un’autopsia senza toccare il morto. Io, quotidianamente, andavo in tribunale e seguivo ogni fase del processo. Siccome mio figlio era minorenne, io lo accompagnavo sempre: sono dovuto andare al Ris di Parma, sono dovuto andare al processo di Bicocca. Non ho visto serenità durante il processo. Non esiste un colpevole senza prove, e invece mio figlio è colpevole senza prove. Questa è la verità”.