L’edizione odierna de “Il Gazzettino” edizione Venezia, ha realizzato una lunga intervista a Maurizio Zamparini in merito alla sfida di sabato tra Palermo e il suo ex Venezia. Ecco l’intervista integrale:
“Quando gli ricordiamo che il 10 novembre 2002, nel suo primo Palermo-Venezia da numero uno siciliano, gli arancioneroverdi vinsero 2-0 alla Favorita Maurizio Zamparini scoppia in una grassa risata. «Dice sul serio? Con gol di chi? Brncic e Poggi? No, non me lo ricordavo proprio, giuro – assicura divertito, prima di tornare serio –. Però di una cosa sono sicuro, stavolta non riuscirete a farci un altro dispetto!». Il fuoco arde come sempre nel petto dell’arzillo 76enne Maurizio Zamparini, per quanto ormai “solo” patron di un club rosanero formalmente presieduto dal commercialista Giovanni Giammarva e con il cartello “vendesi” affisso da qualche anno. Fatto sta che sabato (ore 18) il Palermo ospiterà proprio il suo ex Venezia per quella che classifica alla mano è una sfida di vertice. «Non vado allo stadio da due o forse tre stagioni, non lo so neanche di preciso, ma ovviamente guarderò la partita da casa – prevede –. Sì, per me è una sorpresa ritrovarmi di nuovo contro il Venezia, non me l’aspettavo così presto, d’altra parte due anni fa noi eravamo in A e loro nei dilettanti. Non credo mi emozionerò più di tanto, di quei 15anni ho molti bei ricordi ma ormai molto lontani. Sono contento per Tacopina, questo sì». L’avvocato sta scalfendo il credo-zampariniano “a Venezia non si può fare calcio”? Confrontando le medie spettatori, sopra i 4000 al Penzo e sotto i 7000 al Barbera, la differenza non è così abissale. «Venezia resta una piazza dove non è facile poter fare calcio, d’altra parte il numero dei tifosi allo stadio è sempre meno importante perché a comandare sono le tv. Non mi aspettavo una risalita così rapida in Serie B, ma quando vieni da un campionato vinto la buona organizzazione paga sempre». Tacopina continua a garantire che costruirà il nuovo stadio, obiettivo fallito da Zamparini. «Gli auguro di riuscirci, ma non è facile, perché un conto è costruire lo stadio, un altro mantenere una squadra ad un certo livello. Uno stadio con 100 milioni magari lo fai, poi però una Serie A ne costa 40-50 il che significa che devi fatturarne più del doppio. Servono garanzie bancarie e finanziatori veri e forti». Nei mesi scorsi Tacopina aveva accolto la richiesta d’aiuto di Zamparini per vendere il Palermo. «Mi ero rivolto a lui ma sono ancora a caccia di acquirenti, la sua cordata si era rivelata inconsistente. Il nostro calcio è sempre meno appetibile per gli investitori, preferiscono l’Inghilterra e non solo. Da quattro anni cerco gente seria cui passare la mano, non ho più l’età, spero di riuscirci prestissimo». A 15 anni di distanza, sinceramente, si è mai pentito di averla sciato la laguna? «Mah, da voi avevo contro gli ultras dei centri sociali, guidati da quel Luca Casarini che mi “perseguita” – ride – visto che è venuto a vivere a Palermo. Me ne andai perché ero troppo amareggiato: quando andai in curva per la questione delle maglie fui preso a sputi. Nessuno sarebbe rimasto al posto mio». Oggi però anche a Palermo ha i tifosi contro. «Solo una parte – precisa–. È un problema culturale, prima di tutto bisogna civilizzare le istituzioni stesse che oggi sono assenti». Meglio Bruno Tedino o Pippo Inzaghi? «Con Tedino lo scorso anno non saremmo retrocessi. Sta facendo benissimo, a Inzaghi non ho mai pensato come mio allenatore. Lui è una sorpresa, in primis per come si è messo in discussione ripartendo dalla Lega Pro, poi per i risultati»”.