Il Gazzettino: “Dalla Laguna a Mondello. Pohjanpalo non è un fuoriclasse, ma lascia un simbolo di Venezia”
Come riportato da Il Gazzettino Venezia Mestre, il destino di Joel Pohjanpalo sembra ormai segnato. Dagli arancioneroverdi agli “arancini rosa nero”, dalla laguna a Mondello: il centravanti finlandese è pronto a lasciare Venezia per approdare a Palermo. Eppure, al di là delle logiche del calciomercato, il suo addio segna una perdita ben più grande per la città e per la sua squadra.
Pohjanpalo non è solo un attaccante che ha saputo accendere il Penzo, ma è diventato un vero e proprio simbolo. Con le sue birre e spritz condivisi con i tifosi, i gol (sei in questa stagione), i momenti al Lido e i giri in barchino, ha incarnato l’anima moderna del “venexian”, contribuendo all’identità di una città in cerca di riscoprirsi.
Un addio che pesa più sul cuore che sul campo
A livello tecnico, come sottolinea Il Gazzettino, Pohjanpalo non è stato un fuoriclasse alla Recoba, Vieri o Luca Toni, né una giovane promessa come Oristanio o Nicolussi Caviglia. A 31 anni, è stato piuttosto un centravanti capace di fare reparto e segnare in Serie B, anche se ha faticato di più in Serie A. La vera perdita, però, è legata all’”icona Pohjanpalo”.
Con il suo spirito e il suo carisma, il “Vikingol” ha rappresentato un valore aggiunto per il Venezia, una figura che nessun Shomurodov, Belotti o André Silva potrà sostituire completamente. Era il centravanti della porta accanto, conosciuto e amato non solo per i suoi gol, ma anche per la sua vicinanza alla comunità.
Un calcio che sacrifica anche i simboli
Il trasferimento di Pohjanpalo al Palermo sottolinea ancora una volta come il calcio moderno, guidato da investimenti internazionali e logiche economiche, possa sacrificare anche i simboli. Perfino uno stadio storico come il Penzo non è immune a questa realtà. E mentre il Venezia si prepara a voltare pagina, la domanda resta: contro il Verona, lunedì al Penzo, sarà ancora in distinta?
Se partirà, Pohjanpalo lascerà un vuoto difficile da colmare, non solo come giocatore ma come simbolo di una squadra e di una città che lo hanno accolto come uno di loro.