L’edizione odierna de “Il Fatto Quotidiano” si sofferma sull’ultrà dell’Inter morto nel 2022.
Il problema dello “Zio” Vittorio Boiocchi, il capo della curva dell’Inter ucciso il 29 ottobre 2022, è stato anche quello di essersi ripreso gli affari dello stadio Meazza senza badare agli equilibri criminali già esistenti. Da qui la necessità di mandarlo in pensione “con una indennità per farlo campare bene, perché la curva dell’Inter è una miniera d’oro”. E ancora la faida della curva Sud del Milan tra il reggente Francesco Lucci, fratello di Luca, e Giancarlo Lombardi, detto Sandokan, colui che nel 2006, grazie all’appoggio di Loris Grancini, capo dei Viking della Juventus, coordinò le azioni per far sciogliere la Fossa dei Leoni ed entrare lui da padrone dietro lo striscione Guerrieri ultras, poi diventato Curva sud, con l’estromissione di Lombardi e l’ascesa di Luca Lucci.
Di tutto questo se ne discute negli ambienti della malavita organizzata milanese e si assumono decisioni tra maggio e luglio del 2022. Periodo di incontri e summit, che inizia a Casa Milan durante la festa per celebrare il 19° scudetto rossonero e si conclude poche settimane dopo in viale Montenero a due passi dal Tribunale prima negli uffici di un ex calciatore dell’Inter e poi davanti alle vetrine di un noto locale. È qui che va in scena un vero summit con tutte le parti presenti anche per risolvere la questione Boiocchi. Roba che non si vedeva dal 2017 quando un’altra riunione tra i maggiorenti mafiosi delle curve scongiurò una guerra ridefinendo i fragili equilibri. Poi scompaginati l’anno successivo, quando Boiocchi torna libero dopo circa 30 anni ininterrotti di galera.
La storia è raccontata in diverse annotazioni del Ros e della Procura di Milano depositate nella chiusura indagini che vede indagati per droga i membri della banda della Barona guidata da Nazzareno Calajò, detto Nazza. Ripartiamo, dunque, da Nazza Calajò, indagato per mafia in un fascicolo stralcio, il quale il 23 maggio si presenta davanti a Casa Milan. Con lui il figlio Andrea e Giancarlo Lombardi che non è indagato. La visita ha l’obiettivo di mettere d’accordo le parti e far rientrare Lombardi negli affari della Sud. Nella sede rossonera si celebra la festa scudetto. Presenti calciatori, dirigenti e alcuni membri influenti della curva. Tra questi Francesco Lucci e un amico ritenuto dai pm vicino alla ‘ndrangheta dei Barbaro-Papalia di Buccinasco e mai indagato per mafia. L’incontro davanti a Casa Milan dura poco.
Nel frattempo è già successo qualcosa. Dopo lo screzio a Casa Milan, Grancini invia un messaggio a Nazza: è tempo che Calajò vada a cena con Lombardi. Tradotto: la banda della Barona sta ancora con il vecchio amico. E ora c’è da sciogliere due nodi: riportare in auge Lombardi e trovare un modo per pensionare Boiocchi traghettando in curva l’attuale capo Andrea Beretta. E così si arriva in viale Montenero prima negli uffici di un ex calciatore e poi davanti ai tavolini di un locale che una volta ospitava un cinema a luci rosse. Presenti i Calajò, un membro dell’allora direttivo dell’Inter, un ex pugile, il braccio destro di Luca Lucci con precedenti per armi e rapina, arrivato a bordo di una moto. Al tavolo anche un personaggio siciliano legato a Cosa nostra palermitana. Riscontri ai temi discussi si avranno nei giorni successivi. In particolare “l’indennità” a Boiocchi per portare in curva Beretta che, si spiega, è un bravo ragazzo e “non uno di malavita”. Dopo l’in contro, il punto è: Vittorio deve dare una risposta. E però, è il ragionamento, se non gli danno nulla, quello (Boiocchi, ndr) dice: morire per morire, li ammazzo. Questo il quadro in mano ai pm. Siamo a luglio. Il 29 ottobre Boiocchi sarà ucciso. Un omicidio ancora irrisolto e per cui né i Calajò né personaggi vicini alla curva Sud sono indagati.