Il Fatto Quotidiano: “La Serie A vale sempre meno, ma Dazn e Sky te la rifilano a peso d’oro”
L’edizione odierna de “Il Fatto Quotidiano” si sofferma sulla vendita dei diritti Tv in serie A.
Nell ’estate 2018 il Fatto Quotidiano fu il solo organo d’informazione a denunciare il raggiro in atto da parte delle piattaforme che detenevano i diritti-tv della Serie A, e cioè Sky (esclusiva di 7 partite) e Dazn (3 partite), nei confronti degli abbonati vecchi e nuovi. In una pagina a mia firma intitolata “Serie A, quanto mi costi! Doppia tv: con Sky e Dazn il prezzo sale. Un salasso economico per lo stesso prodotto”, spiegavo cifre alla mano come da un lato la conferma del prezzo d’abbonamento per i vecchi clienti fosse truffaldino: fino all’anno prima pagavano 36,80 euro per tutte le 10 partite di A più la Serie B, ora la spendevano per un pacchetto ridotto, solo 7 partite di A e niente Serie B; dall’altro, per questo prodotto impoverito e svuotato di contenuti ai nuovi abbonati veniva chiesto un prezzo più alto, 45,10 euro, e solo per i primi dodici mesi perchè l’anno dopo il costo sarebbe lievitato a 63,80 euro, cioè quasi al doppio.
Nel più totale disinteresse dei media veniva così compiuto, col tacito assenso di Lega e Figc, un vero e proprio imbroglio nei confronti dei clienti che Sky e Dazn avevano deciso di spennare anche a loro rischio e pericolo: era così scoperto e truffaldino il modo che la manovra si trasformò infatti alla fine in un boomerang visto che nel triennio 2018-21 (dati ufficiali Auditel) se ne andò il 31% degli abbonati, cioè uno su tre. E per la cronaca: vennero aperte due inchieste per pubblicità ingannevole e violazioni al Codice del consumo che certificarono, sei mesi dopo, il comportamento gravemente scorretto delle piattaforme: l’Agcom sanzionò Sky con una multa di 2,4 milioni, l’Antitrust le inflisse una multa di 7 milioni e a Dazn una di 500 mila. “L’Autorità – comunicò il 18 febbraio l’Agcom – ha rilevato che Sky non ha fornito informazioni chiare e immediate sul contenuto del pacchetto Calcio per la stagione 2018/19, lasciando intendere ai potenziali nuovi clienti che tale pacchetto fosse comprensivo di tutte le partite del campionato di serie A come nel triennio precedente (…).
Ha inoltre accertato che Sky ha attuato una pratica aggressiva in quanto ha esercitato un indebito condizionamento nei confronti dei clienti abbonati al pacchetto Sky Calcio, i quali, a fronte di una rilevante ridefinizione dei suoi contenuti (riduzione del 30% delle partite di serie A e cancellazione dell’intero torneo di serie B) sono stati costretti a scegliere tra due possibilità, entrambe svantaggiose, ossia la prosecuzione degli addebiti, tra l’altro in misura invariata, nonostante il contenuto diverso e ridotto del pacchetto, oppure il recesso dal contratto a titolo oneroso, con il pagamento di penali”. Ebbene, nessuno sa oggi come andrà a finire la tormentata trattativa per l’assegnazione dei diritti per il triennio 2024-27: di certo si sa che non ci sono più i 340 milioni con cui Tim contribuiva alla quota di 840 milioni di Dazn; che Dazn, Sky e – forse – Mediaset porteranno nelle casse della Lega meno soldi (qualcuno dice: molti meno soldi) rispetto ai 930 milioni dell’ultimo contratto; e che l’idea dei geni della lampada, nonostante il triennio targato Dazn abbia visto la fuga di un altro 29% di abbonati, è quella di rincarare ancor più i prezzi facendo pagare il conto del disastro in atto alla gente. Venghino siòri venghino, si sente già urlare in lontananza. Liberi tutti di andare a sfracellarsi nel baratro, naturalmente. Noi però siamo qui. Come sei anni fa. Come tre anni fa. E se la crosta sarà venduta come opera d’arte, lo denunceremo. Perché non è (solo) la pirateria che uccide il calcio.