L’edizione odierna de “Il Fatto Quotidiano” si sofferma sulla Juventus che rischia la serie B e il responso della Corte d’Appello atteso per oggi.
Oggi la Corte d’appello Figc infliggerà alla Juventus la penalizzazione che chiuderà tutti i discorsi in merito al processo “plusvalenze fittizie”, giunto alla sua terza celebrazione. Avendo il Collegio di Garanzia Coni (leggi: Cassazione dello Sport) confermato in modo definitivo la condanna e quindi la colpevolezza dei dirigenti apicali Agnelli, Arrivabene, Paratici e Cherubini, le cui pesanti pene per violazione dell’articolo 4, quello della lealtà sportiva, sono state ratificate e non sono più appellabili, è lecito azzardare che i punti che verranno tolti oggi siano solo i primi sassolini di una valanga destinata a terremotare il paesaggio del calcio di serie A.
Il filone-plusvalenze, infatti, è un’inezia in confronto al nuovo maxi processo che bussa alle porte e che si terrà a giugno: quello sui filoni “manovre stipendi”(sono due), “agenti collusi” e “club amici ” la cui pesantezza, per la gravità degli illeciti messi in atto e reiterati dai dirigenti bianconeri, rischia di far sprofondare la Juventus –sempre che dopo il no al patteggiamento pre-deferimento non ricorra a quello pre-processo che le darebbe lo sconto di un terzo della pena – non solo in serie B, ma molto più in basso. La posizione di chiusura mostrata fino a questo momento da Exor non solo in Italia (dove ha il Palazzo e i politici al suo fianco, come il ministro Giorgetti che ha detto: “Se la Juve ha fatto falso in bilancio le venga sequestrato lo stadio, ma non le si tolgano punti in classifica”), ma anche in Europa, dove la nuova dirigenza non ha mai rinnegato il progetto “Supe rleg a” che le costerà un sovrappiù di sanzioni da parte dell’Uefa; questo immobilismo, dicevo, suona sinistro.
E fa pensare a un Elkann e a una Exor stufi di avere continui grattacapi dall’unica società del Gruppo che non solo non produce utili (l’ul -timo bilancio in attivo risale al 2016-17), ma che rende vani aumenti di capitale come quelli da 300 e 400 milioni effettuati dopo l’acquisto folle di Ronaldo e che non solo non vince più niente da ormai due anni, ma finisce nelle aule di mille tribunali per i comportamenti borderline (eufemismo) dei suoi dirigenti, Andrea Agnelli in testa, riportando la Juventus e il calcio italiano alla gogna del mondo. Così, nell’anno del centenario della proprietà Agnelli, che data 1923, invece di vittorie, canti e festeggiamenti si è passati al fuoriprogramma di processi, epurazioni e rifondazioni.
Secondo una corrente di pensiero che più passa il tempo e più pare accreditata e plausibile, se John Elkann ha detto no al patteggiamento con la Figc e non ha ancora inviato le scuse all’Uefa per il fallito golpe della Superlega, è perché sta pensando di togliere la Juventus dalla Borsa, rastrellare a prezzo stracciato tutte le azioni (Exor è già proprietaria del 64%) e vendere la società al migliore offerente dopo aver reso appetibile il club, che oggi costa un occhio della testa, alleggerendolo dalle mille zavorre con cui il “visionario” cugino Andrea l’ha appesantita col solo risultato di farla colare a picco.
Una Juventus in B e fuori dal calcio che conta per anni è quel che ci vuole, in questo senso, ai fini della fredda, cinica realizzazione del progetto. Alla narrazione migliore penserà come sempre l’Istituto Luce dei media che fino a ieri hanno continuato imperterriti a raccontare alla gente la favola di Madama che con un successo in Europa League avrebbe trovato posto nella Champions 2023-24 e messo le basi per una campagna di rafforzamento capace di farla tornare a vincere lo scudetto e non solo. Dal fronte del pallone italico è tutto. Linea alla Corte.