L’edizione odierna de “Il Fatto Quotidiano” si sofferma sulla Juventus finita nei guai e sull’interrogatorio dell’ex Palermo Paulo Dybala.
I dirigenti della Juventus sanzionati per la vicenda plusvalenze dalla Figc non potranno lavorare nemmeno all’estero. La Fifa ha esteso le sanzioni della Federazione italiana a livello internazionale: l’ex direttore sportivo bianconero Fabio Paratici, inibito per 30 mesi, rischia di dover lasciare presto il nuovo incarico al Tottenham. Intanto, l’inchiesta della Guardia di Finanza di Torino si arricchisce di nuovi dettagli. Nel fascicolo, coordinato dai pm Marco Gianoglio e Mario Bendoni, sono stati depositati i verbali degli interrogatori di Paulo Dybala e del suo avvocato, Luca Ferrari. E nuove accuse – inclusa quella di aver mentito ai revisori dei conti – arrivano nell’inedito filone “recompra”: giocatori venduti, sulla carta in modo definitivo, ma con obbligo di riacquisto. Anche in questo caso definito con scritture private scovate nelle perquisizioni.
L’interrogatorio di Dybala avviene il 21 febbraio 2023. I pm chiedono all’attaccante quando è l’ultima volta che ha incassato lo stipendio, ma, nonostante si parli di cifre milionarie, Dybala dice di non sapere: “L’ultimo pagamento non lo ricordo. La cifra precisa non la so, ma saranno più o meno 3 milioni ”. Dell’accordo, spiega Dybala, si sono occupati i suoi avvocati, che “a voce” hanno concesso alla Juve una dilazione: “Quando abbiamo fatto l’accordo per lo spostamento degli stipendi, sapevamo che se avevo ancora un contratto gli stipendi arretrati li pagavano in aumento sugli stipendi successivi, se invece andavo via mi dovevano pagare tutto subito. So che ad aprile 2023 la Juventus ha l’ultima opportunità per pagare. In caso contrario il mio avvocato farà delle richieste per iscritto (mai arrivate, ndr) anche se io spero di non arrivare a tanto”.
Maggiori dettagli vengono forniti proprio da Luca Ferrari, dispensato dal segreto professionale proprio da Dybala. Ai pm il legale fornisce consegna una chat con l’attaccante risalente al marzo del 2020. In pieno lockdown, il giocatore riceve dal manager bianconero Mauizio Lombardo, tramite il fattorino della società, in uno stesso plico, la rinuncia allo stipendio (provvista di data), e la reintegrazione (senza data). Dybala invia a Ferrari una copia dei due accordi. La chat, per la Procura, è una sorta di pistola fumante: la dimostrazione che le riduzioni degli stipendi dei giocatori erano fittizie, e servivano ad abbellire un bilancio malconcio. Operazioni illegali, perché la Juventus era quotata in Borsa. Dybala non si è costituito parte civile, nel corso dell’udienza preliminare che si è tenuta pochi giorni fa, ma il suo difensore minaccia ora una causa di risarcimento precontrattuale: il mancato rinnovo avrebbe costretto il giocatore ad accettare un ingaggio meno remunerato dalla Roma, che gli costerebbe 54 milioni in meno. Al tempo stesso Dybala rischia sanzioni: le scritture private, per la Figc, non hanno valore.