L’edizione odierna de “Il Fatto Quotidiano” si sofferma sulla Juventus e l’era di Agnelli junior.
L’ex presidente che si autoassolve, quando i giudici sportivi sono pronti a processarlo e i pm ordinari addirittura volevano arrestarlo. L’ad uscente, Maurizio Arrivabene, che discetta di mercato, come nulla fosse. E il radiato Luciano Moggi, che mentre l’universo Juve deve fare i conti con la nuova Calciopoli, vuole riaprire la vecchia. “La Juventus ha sempre vinto sul campo e non ha mai rubato niente a nessuno, forse hanno rubato qualcosa a noi”, tuona per difendere chi è riuscito a fare (quasi) peggio di lui. Poi il colpo di teatro, una chiavetta con dentro le prove di chissà quali torti subiti. E giù applausi dal pubblico. La presidenza di Andrea Agnelli –12 anni, 9 scudetti vinti ma anche 12 indagati e 4 differenti capi di imputazione nell’in –
chiesta Prisma – finisce come un b-movie, un cinepanettone a tinte bianconere, una specie di episodio crossover fra questa e quell’altra epoca di scandali sportivi. L’assemblea Juve – l’ultima dell’era Agnelli, già chiusa dalla Procura di Torino e dal terremoto interno voluto da John Elkann –doveva solo approvare il bilancio al 30 giugno 2022, chiuso con una perdita di 238,1 milioni (rinviato invece il voto sul piano di compensi su premi in azioni gratuite per i prossimi manager).
Si è trasformata in uno show: il dimissionato Agnelli che si presenta di fronte ai suoi azionisti senza una parola di scuse, nemmeno un piccolo mea culpa per “tutta la merda che sta sotto”(ipse dixit) rivelata dalle intercettazioni, e per cui ora la Juve rischia sul piano sportivo e societario.
Macché. “Anni straordinari”, rivendica l’ormai ex n. 1, con un pizzico di nostalgia, in spregio alle accuse di manipolazione del mercato, false comunicazioni sociali, emissione di fatture false, ostacolo alla vigilanza. Ballano centinaia di milioni di presunte plusvalenze fittizie e poi le “manovre stipendi” che hanno alleggerito i conti con scritture parallele. Ma per Agnelli “i rilievi mossi non sono giustificati”. Fosse per lui, forse non si sarebbe nemmeno fatto da parte. “Non è stata una decisione facile ma la Juventus viene prima di tutto e di tutti, fino alla fine”. Tra le righe, la conferma che è stato silurato dal cugino. E lo dimostra anche la nuova lista indicata da Exor – nessun uomo di calcio, tutti tecnici, una specie di “consiglio di guerra” con a capo Maurizio Scanavino –per il prossimo Cda da votare il 18 gennaio. Due giorni dopo, la Juve saprà se affronterà un nuovo processo sportivo. Ma Agnelli è sicuro: “Sono convinto di aver operato bene”. Così bene che rischia di finire in tribunale