Il Fatto Quotidiano: “Inchiesta Juve. Partita la macchina del fango per screditare inchiesta”
L’edizione odierna de “Il Fatto Quotidiano” si sofferma sull’inchiesta Juventus.
L’Italia è quel mondo alla rovescia dove i colpevoli diventano vittime, i magistrati finiscono sul banco degli imputati e la politica si occupa della giustizia. C’è un’inchiesta con oltre 14 mila pagine di intercettazioni e documenti, che ha già portato a una condanna in sede sportiva (-15 punti in classifica), in attesa dell’udienza preliminare per quella ordinaria. C’è un pm che 4 anni fa ha fatto una battuta sulla sua fede calcistica, e ora questa viene utilizzata come prova dell’esistenza di chissà quale congiura. E c’è pure un ministro, quello dello Sport, Andrea Abodi, che ritiene sia suo dovere interessarne il governo, nello specifico della persona di Carlo Nordio, suo collega alla giustizia. Il caso plusvalenze si arricchisce di un’altra pagina a metà fra il serio e il faceto. Che stavolta riguarda Ciro Santoriello, uno dei tre pm di Torino che sta curando l’inchiesta “Prisma ” sui conti della società bianconera, e un video in cui professa il suo tifo per il Napoli e, testuali parole, “l’odio per la Juve”. “Lo ammetto, sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus. Come tifoso è importante il Napoli, come pubblico ministero sono anti-juventino, contro i ladrocini in campo”. La prova delle prove del complotto anti-Juve.
IN REALTÀ Santoriello, originario di Latina, è un pubblico ministero serissimo, in servizio alla Direzione distrettuale antimafia, esperto di reati finanziari. Il filmato non è attuale, ma risale a un convegno del 2019, in cui il magistrato stava tra l’altro spiegando in tono scherzoso come, nonostante la sua fede napoletana, si fosse trovato ad archiviare la Juventus per una precedente accusa di falso in bilancio, che vedeva indagato lo stesso Agnelli. Dunque il video –tagliato, cucito e rilanciato a tutta pagina dai quotidiani più vicini al modo bianconero – non proverebbe nulla, anzi, semmai l’imparzialità del pubblico ministero. A cui non si può nemmeno imputare l’inopportunità dell’uscita pubblica, visto che nel 2019 non si stava occupando di Juventus.
LA MACCHINA del fango del resto si è messa in moto da tempo per provare a screditare l’inchiesta. Lo ha fatto col procuratore Figc, Giuseppe Chinè, il giudice federale Torsello che ha stabilito la penalizzazione, e, tanto per mettere le mani avanti, il Collegio del Coni che dovrà decidere in via definitiva. Il problema è che anche chi rappresenta le istituzioni è sembrato cascarci. “Ho visto, ascoltato e segnalato, nel rispetto dei ruoli, per le opportune verifiche e valutazioni. Per ora penso sia corretto che mi fermi qui”, ha scritto sul suo profilo twitter il ministro dello Sport. La domanda che sorge spontanea è che cosa, a chi e perché. La risposta, a quanto risulta al Fatto , è che una segnalazione informale Abodi l’abbia fatta al Guardasig illi Nordio in persona, con cui si conosce, e tra l’altro si è incontrato ieri sera (ma era in programma da tempo) per una proiezione a Rebibbia. Chissà
se avranno parlato anche dell’inchiesta sulla Juve.
RESTA IL PROBLEMA di fondo, l’indipendenza della magistratura dalla politica: a che titolo un ministro dello Sport dovrebbe occuparsi di una presunta incompatibilità, inopportunità (?) di un pm della Procura di Torino? Probabilmente Abodi non intendeva farlo, lui stesso ha sottolineato l’importanza del “rispetto dei ruoli”. Questa non è però la sua prima uscita a vuoto. Prima della sentenza aveva detto che nello “sport si può morire e rinascere”, allusione involontariamente colpevolista che ha fatto infuriare i tifosi bianconeri. Poi, dopo il verdetto, ha precisato che c’era “l’esigenza di spiegare”(servono a quello le motivazioni, bisognava solo attendere). Infine ha sottolineato che “certe cose non si fanno da soli”, solleticando la tesi del così fan tutti. Una dichiarazione dietro l’altra che, comunque vada al Collegio di garanzia, lasceranno in una parte o nell’altra
il sospetto che la politica si sia mossa per graziare o condannare la Juventus. Come se ce ne fosse bisogno.