L’edizione odierna de “Il Fatto Quotidiano” si sofferma sul calcio italiano e su Claudio Lotito.
Senza vergogna per gli scandali che lo travolgono, ma sempre pronto a bussare alla porta del governo per chiedere l’elemosina, il calcio italiano ha finalmente un degno rappresentante in Parlamento: Claudio Lotito, lobbysta del pallone e di se stesso. Non che le sponde politiche siano mai mancate. Il presidente della Serie A, Lorenzo Casini, ex capo di gabinetto di Francschini, amico intimo di Giulio Napolitano, è stato scelto apposta per questo. La Figc poteva contare su Giuseppe Chinè, a lungo e contemporaneamente sia procuratore federale che capo di gabinetto all’Economia, prima che Giorgetti gli desse il benservito. Ma Lotito ora fa da sé e fa per tre. “Me so’ fatto 16 ore d’audizione, io ascolto tutte le categorie” dice il patron della Lazio al Fatto.
Da quando è stato eletto senatore, imperversa a Palazzo Madama, interessa il presidente La Russa, tira per la giacchetta parlamentari di ogni colore, monopolizza la Commissione Bilancio con le sue istanze. E dopo un pressing asfissiante prova a segnare il gol decisivo. Nel Decreto Aiuti quater così spuntano due emendamenti cari al pallone: il primo ripropone il rinvio delle scadenze fiscali già bocciato dal governo, un impegno da oltre mezzo miliardo che farà felici tante squadre di Serie A (e più di tutte le Lazio, tra le maggiormente esposte). Il secondo invece riguarda i diritti tv, e per la gioia (si fa per dire) dei tifosi potrebbe consegnare il campionato a Dazn per altri due anni.