Il dramma di Perinetti, la scomparsa della figlia: «Lottava con l’anoressia, ma si è lasciata morire»
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul dramma di Giorgio Perinetti che ha perso prematuramente la figlia Emanuela.
L’incredulità. «Non riusciamo a capire perché si sia lasciata spegnere così». È quella di un padre, che non riesce a capire come una figlia si sia lasciata morire in questo modo. Ed è quella di chi conosceva Emanuela Perinetti, una donna in carriera, che ci ha lasciato mercoledì a Milano. Nessuno si spiega come si sia arresa quasi passivamente una brillante manager, considerata dal 2018 tra le 150 donne più influenti nel mondo digital italiano. Emanuela era un’influencer e si occupava di marketing applicato allo sport. Conosciuta e apprezzata da tutti: atleti con i quali organizzava iniziative (anche di altri sport, come Fernando Alonso) e aziende con le quali collaborava realizzando progetti e start-up. Aveva 34 anni e Milano ha accompagnato la sua partenza con una classica giornata novembrina, grigia e piovigginosa. Sarà così anche oggi per l’ultimo saluto, alle 14.45, alla Basilica di Sant’Eustorgio.
Era la primogenita di Giorgio, decano dei direttori sportivi italiani, oggi all’Avellino. «Non riusciamo a capire, non riusciamo a capire – ripete Perinetti – i medici hanno fatto il possibile, sono stati bravissimi». Una decina di giorni fa l’hanno chiamato da Milano: Emanuela era stata ricoverata al Fatebenefratelli dopo una caduta in casa. Il suo corpo era ormai gracile e debole. Amici e colleghi la aspettavano a Roma il 17 novembre per la partita della Nazionale, ma lei aveva risposto di essere rimasta a Milano per impegni di lavoro. Strano, per una che in certe occasioni non mancava mai. Il padre lo sapeva: «Da tempo stava lottando contro l’anoressia. Lei si preoccupava per me, e mi diceva che tutto andava bene. I professionisti che la seguivano le piacevano, ma forse lo diceva solo per tranquillizzarmi, perché quello preoccupato ero io». Il ricovero e le cure sembravano funzionare, tanto che lunedì Perinetti è sceso ad Avellino. Racconta: «Martedì mi hanno chiamato, venerdì (oggi, ndr ) sarei dovuto tornare da lei per fare il punto»
Papà Giorgio è orgoglioso: «Amava il suo lavoro, era felice. Le avevo detto di una promessa fatta alla mamma per vederla guarire e lei mi diceva che ce l’avrebbe fatta. Invece l’altro giorno, quando mi ha detto che aveva “parlato” con lei, ho capito che non c’era più nulla da fare. E da allora mi chiedo come sia possibile spegnersi così, senza nessun problema economico, professionale o sentimentale». Ce lo chiediamo tutti. L’incredulità resta. Per sempre.
Il mondo del calcio si stringe al dolore di Perinetti. Oggi i funerali di Emanuela