Il Comitato tecnico scientifico non nasconde la sua preoccupazione per il rialzo dei contagi e soprattutto per le prospettive che lasciano ipotizzare che entro la prima metà di marzo la variante inglese, più contagiosa del 38 per cento, sarà ormai diventata prevalente. Per questo, al premier Mario Draghi che li ha convocati a Palazzo Chigi per le 19, i tecnici suggeriranno estrema prudenza per eventuali riaperture di attività. La posizione è quella già espressa nei giorni scorsi: il rischio non viene dalle singole attività che si chiede di poter riaprire ma da tutto il movimento che ne consegue. Ed è un rischio che l’Italia, dove i governatori continuano ad istituire zone rosse localizzate per l’esplosione di focolai di contagi spesso riconducibili alle varianti del Coronavirus, non può correre in questo momento.
Sommersi da diverse nuove richieste di riaperture presentate da ministri ma anche da categorie produttive, i tecnici del Cts hanno bocciato praticamente tutto: no alla riapertura di piscine e palestre, neanche per corsi individuali o per terapie riabilitative, no all’apertura di sale gioco e sale bingo e ai corsi pomeridiani per bambini. Attività che potranno riaprire solo nelle zone in cui ci sarà un’incidenza di contagi non superiore ai 50 casi ogni 100.000 abitanti, dunque le “zone bianche” a cui aspirano Val d’Aosta e Sardegna ma che nessuna regione ha finora raggiunto.
Per il Cts, l’impianto del Dpcm in scadenza è dunque da riconfermare in toto. Non è stata ancora presa in considerazione alcuna modifica dei parametri di rischio come chiesto dalle regionim il cui documento non è stato ancora esaminato.
Si stringe dunque verso il nuovo Dpcm. Il presidente del Consiglio ha convocato per questa sera alle 19 a Palazzo Chigi i rappresentanti del Comitato tecnico scientifico ( il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e il coordinatore del Cts Agostino Miozzo) per un incontro con i ministri (il responsabile della Salute Roberto Speranza, la responsabile degli Affari regionali Maria Stella Gelmini e il titolare dell’Economia Daniele Franco, ma anche i ministri capo delegazione dei partiti di maggioranza Dario Franceschini (Pd), Giancarlo Giorgetti (Lega), Stefano Patuanelli (M5S), Elena Bonetti (Iv) ).
Il Comitato tecnico scientifico non nasconde la sua preoccupazione per il rialzo dei contagi e soprattutto per le prospettive che lasciano ipotizzare che entro la prima metà di marzo la variante inglese, più contagiosa del 38 per cento, sarà ormai diventata prevalente. Per questo, al premier Mario Draghi che li ha convocati a Palazzo Chigi per le 19, i tecnici suggeriranno estrema prudenza per eventuali riaperture di attività. La posizione è quella già espressa nei giorni scorsi: il rischio non viene dalle singole attività che si chiede di poter riaprire ma da tutto il movimento che ne consegue. Ed è un rischio che l’Italia, dove i governatori continuano ad istituire zone rosse localizzate per l’esplosione di focolai di contagi spesso riconducibili alle varianti del Coronavirus, non può correre in questo momento.
Sommersi da diverse nuove richieste di riaperture presentate da ministri ma anche da categorie produttive, i tecnici del Cts hanno bocciato praticamente tutto: no alla riapertura di piscine e palestre, neanche per corsi individuali o per terapie riabilitative, no all’apertura di sale gioco e sale bingo e ai corsi pomeridiani per bambini. Attività che potranno riaprire solo nelle zone in cui ci sarà un’incidenza di contagi non superiore ai 50 casi ogni 100.000 abitanti, dunque le “zone bianche” a cui aspirano Val d’Aosta e Sardegna ma che nessuna regione ha finora raggiunto.
Per il Cts, l’impianto del Dpcm in scadenza è dunque da riconfermare in toto. Non è stata ancora presa in considerazione alcuna modifica dei parametri di rischio come chiesto dalle regionim il cui documento non è stato ancora esaminato.
Si stringe dunque verso il nuovo Dpcm. Il presidente del Consiglio ha convocato per questa sera alle 19 a Palazzo Chigi i rappresentanti del Comitato tecnico scientifico ( il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e il coordinatore del Cts Agostino Miozzo) per un incontro con i ministri (il responsabile della Salute Roberto Speranza, la responsabile degli Affari regionali Maria Stella Gelmini e il titolare dell’Economia Daniele Franco, ma anche i ministri capo delegazione dei partiti di maggioranza Dario Franceschini (Pd), Giancarlo Giorgetti (Lega), Stefano Patuanelli (M5S), Elena Bonetti (Iv) ).
Un primo passo decisivo per adottare le decisioni che entro la fine della settimana saranno tradotte in un nuovo Dpcm o in un decreto legge dopo che il Parlamento, già domani, avrà dato le sue indicazioni in seguito alla relazione del ministro della Salute Speranza, già fissata per le 17 alla Camera.
Domani, mercoledì 24, si terrà invece la riunione del Comitato tecnico-scientifico per valutare i protocolli di sicurezza messi a punto dalle associazioni e dal ministero della Cultura guidato da Franceschini per la ripartenza (eventuale) di cinema, teatri e sale da concerto. Il protocollo operativo è stato realizzato da 45 associazioni di categoria e diffuso congiuntamente da AudioCoop, Aia, Esibirsi e Rete dei Festival, e ha l’obiettivo di consentire la riapertura programmata entro la primavera 2021. La data circolata è quella del 6 aprile.
Sei i punti del documento: capienza (ovvero il numero di spettatori che possono accedere), biglietteria, flussi di pubblico e personale, gestione spazi (sala, palco, retropalco e camerini), produzione (formazione e informazione degli operatori e del personale artistico e individuazione del referente Covid, allestimento e smontaggio). Le proposte vanno dalle presenze contingentate al controllo dell’entrata e dell’uscita degli spettatori, dall’uso delle mascherine Ffp2 per gli spettacoli al chiuso al distanziamento di due metri tra una seduta e l’altra, dalla sanificazione ai biglietti nominativi e digitali.
Il ministro alle Politiche agricole Patuanelli, durante il Consiglio nazionale della Coldiretti, ha anche annunciato che “attraverso il Cts stiamo lavorando a protocollo per consentire alla ristorazione la ripartenza”. Patuanelli ha parlato di una “rivalutazione degli orari di apertura” anche se, ammette, “a guidarci deve essere il principio della precauzione”.
Quanto allo sport e in particolare allo sci che sta vedendo sfumare del tutto la stagione, è stato il ministro pentastellato bellunese Federico D’Incà a dire in un’intervista al Messagero Veneto che il metodo che si seguirà sarà quello di “intervenire al più presto attraverso il decreto ristori che è in fase di scrittura in questo momento al Mef e conterrà un adeguato aiuto per il settore”.