Il crollo di Netflix. Fuggono gli utenti e arriva la pubblicità. Più limiti alla visione su vari dispositivi
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul crollo di Netflix.
La guerra in Ucraina cambierà anche Netflix, il suo modello economico, i suoi prezzi. La nuova Netflix – che aprirà le porte anche alla pubblicità – prenderà forma nei prossimi mesi sulle ceneri di una giornata di Borsa pesantissima. A New York, il titolo della web tv perde il 35,12% (ieri) e 58 miliardi di capitalizzazione. Una slavina sui mercati che segue la slavina degli abbonati. Per la prima volta in dieci anni, Netflix non aumenta i clienti, anzi. Vanno via in 200 mila, tra gennaio e marzo 2022. Altri 700 mila scompaiono dai radar in Russia perché la web tv ha lasciato il Paese invasore dell’Ucraina. E due milioni di abbonati paganti – ammette Netflix – possono lasciare entro giugno nel mondo perché la crisi economica comincia a insinuarsi nella vita delle famiglie.
Per resistere, la web-tv infrangerà un tabù che sembrava incrollabile. Reed Hastings, l’esperto di intelligenza artificiale che si inventò Netflix nel 1997, apre alle inserzioni. Gli spot non saranno un obbligo, come quando guardiamo le reti tradizionali. Escluse anche le televendite di materassi. Le persone potranno abbonarsi a Netflix a condizioni più vantaggiose purché accettino, diciamo volontariamente, di sopportare pubblicità non invasive. Funziona già così su tv come Hulu ed Hbo Max. L’altra misura difensiva di Netflix riguarda la fruizione collettiva. Oggi, in Italia, chi paga i 12,99 euro mensili dell’abbonamento Standard porta a casa la visione libera su due dispositivi. L’abbonato Premium da 17,99 euro mensili ne ha addirittura 4. Netflix stima in 100 milioni i vedenti e non paganti nel mondo, di cui 30 milioni tra Stati Uniti e Canada. Troppi, in tempo di guerra. A breve, la musica cambierà. Netflix pensa di estendere a molte altre Nazioni il modello che sperimenta in Costa Rica, Perù e Cile.