Il Coronavirus colpisce le pensioni: taglio del 3% sugli assegni

Il Coronavirus colpisce anche le pensioni facendo registrare un taglio futuro del 3% sugli assegni destinati ai lavoratori in pensione. Ciò è dovuto soprattutto al tracollo del Pil (Prodotto Interno Lordo): le previsioni per l’intero 2020 oscillano tra il -8% del recente Documento di Economia e Finanza e il -9,5% stimato dalla Commissione Europea. Questo sbalzo in negativo, come riporta “Notizie.it”, ha l’effetto di colpire i futuri assegni pensionistici di chi lascerà il lavoro nei prossimi mesi. E saranno in tanti, in virtù della quota 100. I danni collaterali del Coronavirus saranno già visibili a partire dal 2021: in caso di crollo del Pil dell’8% a fine anno il taglio delle pensioni contributive potrebbe arrivare fino al 3%.

A oggi, in Italia, si registrano tre situazioni relative al mondo delle pensioni: la riforma Dini consentiva, chi alla fine del 1995 aveva almeno 18 anni di contributi, di rientrare nel sistema retributivo e, per la riforma Fornero, ha il calcolo della pensione contributiva solo a partire dal 2012. Chi invece a quella data aveva meno di 18 anni di contributi, ricade nel sistema misto e il calcolo contributivo per la sua pensione parte dal 1995.

Chi ha iniziato a versare contributi dal 1996 avrà un assegno pensionistico interamente contributivo. La riforma pensionistica di Dini, del 1995, ha previsto che i contributi versati per gli anni che rientrano nel nuovo metodo di calcolo vengano rivalutati con un tasso di capitalizzazione dato dalla crescita media del Pil dei 5 anni precedenti. Ciò comporta che chi dovrà andare in pensione dal 1 gennaio 2022 dovrà fare i conti con una rivalutazione contributiva che sarà nettamente influenzata dal Pil del 2020. Potrebbe andar meglio a chi dovrà andare in pensione nel 2023 quando il calcolo si effettuerà sul Pil 2021 che, secondo gli esperti, dovrebbe essere in risalita.