Il Chelsea corre e piace a tanti anche ai sauditi
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Chelsea che corre ai ripari e piace a tanti sauditi.
Più il Chelsea è nella tempesta e più il gruppo si stringe intorno a Tuchel, il suo totem. L’uomo che ha guidato i Blues in cima al mondo tiene dritta la barra, anche se ammette: «Non abbiamo assicurazioni e penso che nessuno possa darcene, perché nessuno sa cosa succederà». Il futuro del club di Abramovich è quanto mai incerto, il presente sono gli impegni in campo e la quinta vittoria di fila in Premier ieri col Newcastle saudita, per 1-0 all’89’, con la firma di Havertz, ormai l’uomo dei gol pesanti, su assist da centrocampo di Jorginho. Una vittoria sudatissima, 75’ prima di vedere un tiro dei Blues in porta. Per l’ultima volta in stagione col tutto esaurito, visto che il divieto di vendita dei biglietti, a seguito del congelamento dei beni del magnate russo, vale per dopo il 10 marzo.
Ciao Hyundai Più il club è nei guai, più la squadra va. L’altro ieri il governo ha allargato le spese concesse alla società per ospitare i match casalinghi, passando da 500 a 900 mila sterline a gara. Per poter pagare, steward, sicurezza e impiegati. Per gli stipendi della rosa ci vogliono circa 30 milioni di euro al mese. Per ora il Chelsea, con la speciale licenza concessa dal governo per tirare avanti fino a fine stagione (31 maggio), potrà continuare a ricevere sia i pagamenti per gli accordi sui diritti tv sia gli eventuali premi per le competizioni a cui partecipa. Stop a biglietti, merchandising, nuovi accordi, nuovi sponsor. Anzi, i vecchi se ne scappano. Prima Three, l’altro ieri i coreani di Hyundai. Il direttore del club, l’ex portiere Petr Cech, ha detto ieri: «Andiamo avanti di giorno in giorno, mentre continuiamo a parlare col governo affinché ci permetta di finire la stagione».
Acquirenti Il grande quesito riguarda la vendita del club. Il congelamento dei beni di Abramovich comporta la necessità di una speciale autorizzazione del ministero del Tesoro, perché i proventi non finiscano nelle tasche del russo. Che ha chiesto circa 3 miliardi di euro per il club di Londra. Troppi per i possibili acquirenti. Che devono formalizzare le loro richieste entro il 18 marzo, venerdì, come disposto dall’oligarca con la banca d’affari Usa Raine Group. Ieri il Guardian ha rivelato che al consorzio formato dal magnate svizzero Hansjorg Wyss (5 miliardi di patrimonio) e l’americano Todd Boehly della Eldridge Industries (co-proprietario dei Dodgers di Los Angeles) si unirebbe anche Jonathan Goldstein della Cain International, con giro d’affari di altri 5 miliardi di euro. Inoltre in ballo ci sono il tycoon britannico Nick Candy, immobiliarista da 2 miliari di euro, e la Saudi Media Corporation di Mohamed Alkhereiji, che ha interesse a costruire il nuovo stadio dei Blues. Infine dietro le quinte agisce Sir Martin Broughton, vicepresidente dell’International Airlines Group, da sempre fan del Chelsea, anche se nel 2010 facilitò l’arrivo della Fenway a Liverpool, che potrebbe associarsi all’affare con Boehly e Goldstein, o con Josh Harris, 5,5 miliardi di euro di beni, al momento azionista del Crystal Palace e di 76ers di Nba.