Il calcio trema. Il pm dell’inchiesta di Cremona: «Io, il nemico dei calciatori, ma il 70% scommetteva. Credo che il panorama sia lo stesso»”
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sullo scandalo delle scommesse e i calciatori coinvolti, riporta un’intervista a Roberto Di Martino.
Roberto Di Martino, ex procuratore della Repubblica di Cremona in pensione dal dicembre 2016, ha condotto l’inchiesta sulle partite truccate e sulle scommesse illegali nel mondo del calcio. Un’indagine che, dal 2011 in poi, ha portato diversi calciatori a essere iscritti nel registro degli indagati. E’ stato lui a scoperchiare il “pentolone” delle scommesse che, a distanza di oltre un decennio, è tornato…. a bollire
Di Martino, qual è stata la sua reazione quando ha saputo delle puntate su siti clandestini di Fagioli, Zaniolo e Tonali? «Avevo sentito negli scorsi giorni di Fagioli; degli altri due non sapevo niente. Sono in viaggio».
Eppure la sua voce non sembra sorpresa dal nuovo scandalo nel mondo del pallone. «Un calciatore del quale per prudenza non le indico il nome, ma che era uno di quelli coinvolti nell’inchiesta di Cremona, mi disse che il 70% dei suoi colleghi scommetteva. Da allora sono passati alcuni anni e credo che il panorama sia lo stesso».
In che senso? «Non so se scommettono poco o molto, sul calcio o su altri sport, su gare del loro club o su altre squadre, ma il fenomeno esiste ancora. Scommettere è uno dei vizi del genere umano e i calciatori non ne sono immuni. Se lo fanno su siti legali non c’è nessuna rilevanza sotto il profilo penale e nell’inchiesta di Cremona, se non erano collegate a gare truccate, le scommesse non hanno destato il mio interesse».
Insomma, secondo lei non è cambiato niente? «Non sono più un magistrato, ma faccio una constatazione: tutto il bello che è stato fatto nella nostra inchiesta non ha portato a molto se ci sono ancora calciatori che scommettono».
Come Zaniolo e Tonali ai quali giovedì è stato notificato a Coverciano l’avviso di garanzia. «Mi ricordo quando fui io a violare la sacralità di Coverciano (avviso di garanzia nel maggio 2012 a Criscito, ndr)… Ero il nemico del calcio e sono stato “giustiziato” visto che sono andato in pensione quando il processo è stato… spezzettato: i reati fine sono stati inviati alle varie procure dove c’era stata la trattativa o la consegna del denaro e molti sono finiti in prescrizione. Il reato associativo, invece, è finito a Bologna e poi in Cassazione. Anche in questo caso è arrivata la prescrizione. Diciassette persone hanno comunque patteggiato per associazione a delinquere e una è stata condannata con il rito abbreviato. In più la pena per il reato di frode in competizioni sportive è stata alzata a 6 anni. Qualche risultato il nostro lavoro lo ha dato».
Prima dell’inchiesta di Cremona ci disse che era un appassionato di calcio. Adesso? «Non lo seguo più. Ho visto qualche partita della Nazionale, ma con tutte le ammissioni negli interrogatori che ho condotto, la passione se n’è andata».