Iemmello: «Una curva non può decidere chi batte, episodio figlio del degrado. Ma non ho paura, tornerò a Foggia»
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma su quanto accaduto lunedì sera allo Zaccheria di Foggia, con Iemmello preso di mira dai tifosi di casa.
È stato un lunedì sera d’altri tempi, ma non sono stati bei ricordi. Foggia ha riproposto immagini di quel calcio antico che a fatica era stato eliminato dagli stadi italiani. Nel posticipo contro il Catanzaro s’è visto il peggio del peggio. Striscioni vietati, insulti e soprattutto invasioni di campo e tentativi di aggressione. Scene assurde, con immagini viste e riviste documentando la vergogna. Paradossalmente, tutto punito con la mano leggera da Stefano Palazzi, l’ex capo della Procura Figc ai tempi di Calciopoli che nel ruolo di giudice sportivo della Lega Pro si è distinto per severità e pignoleria. Niente squalifica per il campo: solo una multa di 10mila euro, due gare di chiusura alla curva Nord e una alla Sud. Tutto dopo la pioggia di dissenso, da Nicola Canonico, presidente del Foggia che si è scusato «con tutti i tifosi italiani per la brutta immagine», a Francesco Ghirelli della Lega Pro che ha espresso la solidarietà a Pietro Iemmello. Proprio l’attaccante del Catanzaro è stato il motivo del contendere, visto il suo rapporto di odio-amore con Foggia: nei primi due anni ha fatto 40 gol (e 5 nei playoff), vinto una Coppa Italia e perso la finale playoff con il Pisa, nel terzo ha fatto 7 gol in B ma è retrocesso tra le contestazioni. Lunedì ha trascinato il Catanzaro alla vittoria per 6-2 segnando due gol, che sarebbero forse stati tre se fosse riuscito a calciare il rigore del 6-1, ma un teppista è entrato in campo per cercare di colpirlo. Gara sospesa 8’, rigore battuto da un compagno e finale surreale. Col d.g. Diego Foresti a proteggerlo: «Pietro si è comportato da vero professionista».
Iemmello, è stata soltanto tutta colpa di quel rigore? «Sembra di sì, mi hanno detto che i tifosi si erano risentiti perché avevo preso la palla per battere e fare il terzo gol».
Però striscioni e cori contro di lei ci sono stati anche prima del rigore. Se l’aspettava? «No, ma anche Galano del Bari era stato trattato male. Con gli ex della retrocessione fanno sempre così. E quando c’è il mio nome divento il capro espiatorio. Non sono mai sceso a compromessi, il motivo è solo questo. Anche a Perugia: ho fatto 19 gol, siamo retrocessi e se la sono presa soltanto con me».
Anche sua moglie su Instagram ha condannato l’episodio. «Si è spaventata, con mia figlia. Allo stadio c’erano tanti bambini, che spettacolo hanno visto? Questa è una pagina che nei loro occhi resterà tutta la vita».
Dopo il primo gol ha esultato, dopo il secondo no. E alla fine è uscito dal campo in lacrime. «No, le lacrime no. Devo ringraziare i compagni per come mi sono stati vicini, in campo e fuori. Dopo il primo gol avevamo pareggiato e volevo riprendere in fretta il gioco, dopo il secondo sul 4-1 non era il caso».
Eppure lei a Foggia ha fatto tre grandi stagioni: nel 2015 rinunciò anche alla Serie B con il Lanciano per tornarci. «Negli ultimi 30 anni a Foggia nessuno ha segnato quanto me. Ho fatto rinunce come quella di Lanciano, ho dimostrato di tenerci, è la piazza che mi ha lanciato e avevo nel cuore».
E adesso non lo è più? «Nessun rimorso. E’ una grande tifoseria, ma con tanti difetti. Chi è entrato in campo è stato un caso isolato, credo, figlio del degrado e della maleducazione che in città ci sono ancora».
E quando nel 2019 le bruciarono la macchina? «Eravamo contestati per la retrocessione, non capitò solo a me. Eppure sul campo ci eravamo salvati: siamo retrocessi solo per una penalizzazione causata da dirigenti che oggi se ne stanno comodi in poltrona».
Le sono state contestate cattive frequentazioni a Foggia. «No, mai. Pensi che domenica sera alcuni tifosi sono venuti a salutarmi in hotel. Avevo tanti contatti, non con la malavita».
Anche l’anno scorso a Foggia è stata bruciata la porta di casa a un calciatore, Gentile. «Purtroppo è così, una tifoseria croce e delizia: molto passionale che però a volte scade in questi episodi vergognosi».
Il girone C rispetto al passato oggi è molto più tranquillo. Poi all’improvviso è riesploso… «A parte lunedì sera, l’ho trovato molto migliorato come comportamenti ed educazione. All’andata a Catanzaro è morto d’infarto un poliziotto mentre perquisiva i tifosi del Foggia, che poi in segno di rispetto non hanno cantato per tutta la partita».
Lei a gennaio ha scelto di tornare in C a Catanzaro, nella sua città. Una scelta coraggiosa. «Ero fermo a Frosinone, mi servivano un po’ di stimoli e solo la mia città poteva darmeli. La società è ambiziosa, questo era il posto giusto per tornare a divertirmi in campo e a segnare».
Chiuderà lì la carriera? «Io sono in prestito, a giugno torno a Frosinone. Ora penso a fare bene i playoff e poi vediamo che fare. Di sicuro ho ancora ambizioni importanti».
E se dovesse tornare a giocare contro il Foggia? «Di certo non mi darò malato, non ho paura, ci tornerò».
Che messaggio vuole mandare dopo questa serata? «L’Italia nel 2022 non può vivere di queste cose, con una curva che decide chi deve battere un calcio di rigore».