Iemmello: «Coda e Vazquez tra i più forti in B. Pisa e Spezia inferiori al Sassuolo»

In un’intervista esclusiva rilasciata a Nicola Binda per La Gazzetta dello Sport, Pietro Iemmello, attaccante simbolo del Catanzaro, ripercorre i momenti salienti della sua carriera e analizza il presente con lo sguardo rivolto al futuro. Dalla tripletta a Marassi contro la Sampdoria ai paragoni con grandi nomi della categoria, Iemmello si apre con sincerità, condividendo emozioni, obiettivi e la sua visione del calcio.

A 32 anni, il bomber di Catanzaro vive un momento di maturità, bilanciando l’esperienza con la passione che lo ha sempre contraddistinto. Il legame con la sua città natale e la voglia di scrivere una pagina importante nella storia del club lo spingono a migliorarsi ogni giorno. Dalle sfide con giovani promesse come Shpendi e Pio Esposito, alla fiducia riposta nel presidente Noto, Iemmello affronta ogni domanda con schiettezza, senza dimenticare di celebrare il Catanzaro come una società che si sta strutturando per competere ad alti livelli.

Un’intervista che racconta un calciatore consapevole, legato ai valori del calcio e al suo ruolo di leader dentro e fuori dal campo. E che lascia trasparire tutta la determinazione di un giocatore che, nonostante i pareggi e le difficoltà del campionato, vuole portare il Catanzaro sempre più in alto.

Quali altre triplette ricorda?
«Con il Foggia in C ho fatto anche un poker all’Ischia, con De Zerbi allenatore. Il numero uno.»

Lo sente ancora?
«Mi ha scritto per la tripletta, poi ha battuto il Monaco e l’ho chiamato io. Era felice.»

Le ha fatto qualche proposta…?
«Non rispondo… (ride).»

Tre gol a Marassi valgono quelli che segno a San Siro facendo vincere Sassuolo e Benevento?
«Quelli di San Siro sapevo che sarebbero rimasti a vita. Ma fare tre a Marassi davanti a 2.000 nostri tifosi, beh, non ha valore.»

E l’esultanza col saluto militare?
«La sera prima della partita è venuto un infermiere di Bari in cura al Gaslini: mi ha chiesto di esultare così e l’ho fatto per lui.»

A 32 anni è al top della carriera?
«Mi sento bene, vedo le cose in modo diverso rispetto a quando ero giovane. Vivo il calcio con passione e quando mi diverto faccio sempre bene. E poi essere di Catanzaro mi coinvolge ancora di più.»

Contratto fino al 2026: è sereno?
«Ho un ottimo rapporto con il presidente Noto: prima la parola e poi i contratti. Mi godo il presente e fino a quando mi diverto conto di continuare più a lungo possibile.»

Non è normale essere un profeta in patria…
«Penso a Totti, a De Rossi, anche se ho girato altre squadre non sono mai stato un problema. Sono realista: se fai qualcosa di bello sei bravo, altrimenti sei il primo colpevole. Il calcio è stabilità: se fai una cosa bene, sei chiamato a fare meglio. Catanzaro mi ha fatto rinascere.»

Palanca è lontano: 11 stagioni, 331 partite, 115 gol. Lei è a 4, con 103 gare e 62 gol con i playoff.
«Ho detto: sono stato a casa a tre minuti da qui e ho segnato numeri. Il primo giocatore che la bambina di cinque anni indica sono io. E avere scritto qualcosa nella storia del Catanzaro mi fa bene. Non rinnego nulla.»

E allora quale obiettivo ha?
«L’anno scorso ai playoff credevo di arrivare in A, anche se solo a maggio. Il nuovo campionato sarà ancora più competitivo. Sono realista, non è facile. Ma siccome la Società si sta strutturando bene e può competere con le grandi multinazionali, le basi ci sono».

Tra i marcatori è sfida con il 21enne Shpendi.
«Una volta ero io il ventenne contro i trentenni… Meglio non pensarci, se non succede resto deluso. Preferisco godermi il gol, l’assist, la vittoria.»

Chi sono i più forti della categoria?
«Tra gli esperti Coda, poi Vazquez nonostante non sia un attaccante puro, o Tutino. Tra i giovani dico Shpendi e Pio Esposito, sono il futuro.»

Da Vivarini a Caserta, lei fa sempre centro.
«L’anno scorso era la conseguenza di un lungo percorso, adesso è tutto nuovo.»

Il Catanzaro fa due moduli: 4-2-3-1 o 3-5-2. È vero che lei preferisce il secondo?
«No, io semmai spingo per il primo… Caserta è partito col 3-5-2 perché avevamo tanti assenti, poi ha cambiato e abbiamo fatto fatica, così siamo tornati al 3-5-2. Ma più del modulo, conta l’interpretazione e davanti siamo sempre 5 o 6 ad attaccare.»

In ogni caso, siete la regina dei pareggi: ben 11 in 15 partite.
«Mi fa rosicare molto, mi manda in bestia e nel dormire la notte. Solo due volte siamo andati in vantaggio, spesso abbiamo dovuto rincorrere. È ora di cominciare a vincere. In fretta.»

In classifica siete al centro di un ingorgo pazzesco.
«Il Sassuolo correva solitario, per il resto bisogna aspettare marzo: tutti pareggiano tanto, chi riesce a fare un filotto si stacca. Ma è parlare facile.»

L’anno scorso il Catanzaro faceva il miglior calcio: oggi?
«Il Sassuolo ricorda molto il Mantova di D’Angelo, ma se gioca così ad aprile non so se può fare la Serie B.»

Pisa e Spezia sono all’altezza del Sassuolo?
«Non ancora, anche se le individualità contano: vediamo chi regge il colpo. Tra Pisa e Spezia vedo il Pisa più vicino.»