Processo immediato senza udienza preliminare per Enrico Varriale.
Come si legge su “Repubblica.it” il giornalista Rai sarà costretto ad accomodarsi nel banco riservato agli imputati, in un’aula del tribunale penale di piazzale Clodio, dove si difenderà dalle accuse di “stalking” e “lesioni” nate in seguito alla denuncia dell’ex compagna. Sono pesanti i reati contestati al volto noto del piccolo schermo. “Molestava e minacciava la compagna”, si legge negli atti che dispongono il giudizio immediato. Le carte raccontano una vicenda nata al termine di una relazione sentimentale, di un rapporto che proseguiva dall’ottobre 2020 e sembrava essere così importante da convincere la vittima a trasferirsi dalle Marche fino a Roma.
La relazione “era proseguita tra alti e bassi sino ai campionati europei di calcio: da quell’epoca l’indagato si era mostrato molto nervoso, stressato con repentini scatti d’ira”, aveva denunciato la vittima.
I “gravosi impegni del giornalista”, “la sostituzione nelle telecronache della partita”, “il procedimento disciplinare” dettato dal mancato rispetto della quarantena durante gli Europei di calcio “e infine la mancata conferma come vicedirettore della testata giornalistica Rai Sport”, sono tutti elementi che descrivono un momento difficile per il giornalista, ma che non giustificano quanto accaduto l’estate scorsa.
Un crescendo di tensione degenerato il 6 agosto: “Durante un alterco per motivi di gelosia, la sbatteva violentemente al muro – si legge nel decreto che dispone il giudizio immediato – scuotendole e percuotendole le braccia, sferrandole violentemente dei calci”. La donna avrebbe cercato di rientrare in possesso del suo cellulare, ma Varriale “la afferrava al collo con una mano”, scrive il giudice Monica Ciancio.
Dopo l’aggressione la vittima ha deciso di troncare la relazione. Ma il giornalista avrebbe cercato “ossessivamente di entrare in contatto” con lei chiamandola, inviandole messaggi e citofonandole. Il tutto contornato da insulti sessisti e minacce di far perdere alla donna una collaborazione giornalistica.
Agli appostamenti di Varriale, corrispondevano gli attacchi di panico della vittima. Del resto il ricordo dell’aggressione non poteva essere dimenticato facilmente. Il giudice la descrive così: “sbattendola violentemente al muro, scuotendole e percuotendole le braccia, sferrandole violentemente dei calci (…) afferrandole il collo con una mano”, causava lesioni al braccio, alla mano, al gomito, al ginocchio e al collo.
Le ferite sono state giudicate guaribili in 5 giorni, ma occorrerà molto più tempo prima che la vittima riesca a superare i traumi ben più profondi scaturiti da quell’aggressione che Varriale ha sempre minimizzato spiegando che i fatti denunciati sono stati amplificati. Adesso, nel processo che inizierà il prossimo gennaio, avrà la possibilità di raccontare la sua verità.