I bar, il primo affare del clan dell’Acquasanta: “Nel quartiere sono tutti loro”

Secondo quanto riporta “Repubblica”, all’Acquasanta i bar sono stati i primi affari puliti della famiglia mafiosa dei Fontana. Trent’anni fa cominciarono con i ” cappuccini e cornetti” nel loro quartiere, l’Acquasanta. Era il modo più facile per investire il denaro illecito: le scommesse sportive non avevano ancora preso piede e dunque i bar spesso con annessa tabaccheria e lotterie erano il modo più facile per lavare il denaro sporco. Facili da controllare con un basso investimento iniziale, i Fontana ne hanno aperto e chiuso decine negli anni. Gli inquirenti hanno stimato che oggi dai bar arrivassero nella cassa della famiglia ( gestita dalla madre Angela Teresi e dalla sorella del boss Giovanni Fontana, Rita) oltre un milione di euro all’anno fra la somministrazione, le macchinette e le lotterie, tutte attività presenti in ogni bar controllato dai Fontana.

Un bar ad ogni strada di passaggio come sistema per il controllo capillare del quartiere stesso: se c’era da aprire un nuovo bar il sistema era quello del prestanome, ma nel caso dei vecchi esercizi la famiglia ci entrava poco alla volta, imponendo il ghiaccio dei Fontana, il caffè dei Fontana, le slot machine dei Fontana. Anche gli storici bar dell’Acquasanta, quelli formalmente rimasti nelle mani dei proprietari, di fatto, per gli investigatori della Dda erano controllati dal clan che faceva assumere i suoi uomini per tenere al guinzaglio i titolari. Ne parlano diversi pentiti, primo fra tutti Vito Galatolo, del sistema dei Fontana per ” pigliarsi tutte cose senza apparire “.
I bar che controllavano con i loro uomini assunti come baristi erano di fatto del clan senza i rischi dei prestanome. ” C’era questo Natale del bar in piazza… è da più di 25 anni che lavora per la famiglia dell’Acquasanta, praticamente il locale è loro ( dei Fontana, ndr)… è intestato al proprietario vero ma poi i soldi in nero alla famiglia finivano… se lo sono preso… ” , raccontava in uno dei primi interrogatori il pentito Vito Galatolo il business dei bar, taverne, bar tabaccherie, che in 40 anni hanno invaso il quartiere dell’Acquasanta e in parte dell’Arenella. C’erano anche le forniture di caffè, il pizzo al mercato ortofrutticolo e i primi lavori al cantiere navale fra le attività illecite nel quartiere.

Ma i bar erano il business principale dei Fontana, almeno all’inizio. Tanto che nel blitz di martedì sono stati sequestrati il bar Cialdamore in via Bergamo, il bar Cin Cin di via Montepellegrino, intestato a Paola Pensavecchia ma di fatto riconducibile alla famiglia mafiosa dell’Acquasanta; “Stefa piccolo bar” di Angela Ferracane anche lei prestanome dei Fontana sempre in via Montepellegrino; il bar internet point di Nunzia Arcara, ” Mangio, bevo, scommetto” in via Cimbali e la taverna di Bonura Antonino in via Ammiraglio Bettolo.