Gytkjær: «Adoro questo Venezia rischiatutto. Ma occhio a quello che è successo al Palermo»

L’edizione odierna “La Gazzetta dello Sport” riporta un’intervista al calciatore del Venezia Gytkjaer.

Da sempre Venezia ha un rapporto stretto con la gente del Nord. Nel 1432 Pietro Querini, reduce da un naufragio nel Mare del Nord, portò in città lo stockfish , lo stoccafisso, cioè il merluzzo essiccato: col nome di “baccalà” è elemento imprescindibile della gastronomia veneta. Oggi Venezia ha adottato due eroi del pallone di quelle latitudini. Di Joel Pohjanpalo si parla molto — capocannoniere della B con 18 gol, due al Palermo venerdì scorso — ma se i lagunari sono secondi parte del merito è anche di Christian Gytkjaer. Danese, 33 anni, stella della promozione del Monza di due anni fa, è già a 10 centri in 1262’: media di un gol ogni 126’, secondo in B solo a… Pohjanpalo (1 ogni 116’). Come il finlandese, anche lui con la moglie — e una bimba di 2 anni — vive in centro, a Dorsoduro. La signora è capitana di pescherecci di merluzzi nei mari del Nord. I casi della vita.

Dopo una flessione il Venezia è tornato ad andare forte. Motivi? «Fisicamente stiamo benissimo ed è stato così tutto l’anno. Ma la Serie B è una maratona, non è lineare, è come essere sulle montagne russe. L’importante è essere tornati a vincere. Per la promozione sarà una battaglia. Anche a Monza era stata così».

Trova similitudini? «La B è così, i dettagli faranno la differenza. Bisogna essere lì e siamo lì. Vediamo».

Como e Cremonese? «Sono migliorate. Hanno trovato buoni giocatori e come noi non mollano. In Serie B puoi essere forte ma devi esserlo sempre. Se perdi due partite sei dietro, come è successo al Palermo».

Com’è giocare con Joel Pohjanpalo? «Mi piace stare con atleti importanti e lui è uno di questi, ma anche con gli altri mi trovo bene. Anche per il gioco che facciamo: andare sempre avanti, attaccare collettivamente. Per questo abbiamo segnato così tanto».

Anche a costo di scoprirsi? «Sì. La vita è così. Bisogna sempre rischiare».

Il gioco di Vanoli è strutturato. È stato difficile entrarci? «No.Il mio ruolo resta fare gol. Lui ha le sue idee ed è molto chiaro, vuole attaccare e segnare. Per una punta è un piacere».

Perché ha scelto Venezia? «Per tanti motivi. Il club è importante, la squadra forte, il progetto interessante. È stato costruito un gruppo multiculturale. Vivere a Venezia poi è un’opportunità enorme e in più a Monza avevo già lavorato con Filippo Antonelli, il direttore sportivo».