L’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” ha riportato una lunga intervista a Andriy Shevchenko, il quale si è espresso sulla guerra in Ucraina, sua terra madre.
Andriy Shevchenko, come stanno i suoi familiari a Kiev? «Kyiv. In ucraino si scrive Kyiv. Kiev è la grafia russa».
Lei parla russo? «Certo che parlo russo, me l’hanno insegnato a scuola. In Ucraina si può parlare russo liberamente. Noi non siamo indiscriminatamente contro il popolo russo; siamo contro coloro che sostengono la guerra. Sappiamo distinguere tra un popolo e un regime. So per certo che anche in Russia molti sono contrari alla guerra».
La voce di Andriy Schevchenko, l’ucraino più famoso al mondo — 111 gare e 48 gol con la Nazionale; scudetto, Champions e Pallone d’Oro con il Milan —, arriva al telefono da Londra, a tratti rotta dalla commozione.
Come stanno i suoi? «Bene, per ora. Li sento più volte al giorno. Mia madre Lubov e mia sorella Elena sono in casa, a venticinque minuti dal centro di Kyiv. Adesso le hanno raggiunte altri parenti, tra cui mia zia Lida, che ha passato quattro giorni chiusa in cantina. Abita vicino a un aeroporto, il suo quartiere è stato bombardato».
Perché i suoi non hanno lasciato l’Ucraina? «Perché è la loro patria, la loro terra, la loro casa. Semmai avrei preferito raggiungerli io. Perché avrebbero dovuto andarsene?».
Perché stava per scoppiare un conflitto. «Non è un conflitto, non è un’operazione speciale, come la vogliono vendere. È un’aggressione. Un crimine contro i civili. Nessuno ci ha voluto credere, sino all’ultimo. Non potevamo immaginare che la Russia ci avrebbe fatto questo. Ci pareva impossibile».
Lei ha pensato di partire per l’Ucraina? «Ci ho pensato tantissime volte. Ma è impossibile. Hanno chiuso subito tutto. Gli aeroporti sono stati bombardati per primi. Quindi ho deciso di difendere il mio Paese come posso. Raccontando chi siamo, quanto stiamo soffrendo. Aiutando le vittime e i rifugiati. La risposta dell’Italia è stata eccezionale».
Cosa stanno facendo gli italiani per l’Ucraina? «Attraverso GoFundMe abbiamo raccolto 343.764 euro per la Croce Rossa: trauma-kit, medicine, viveri. Altri fondi sono raccolti dalla Fondazione Milan, che ha messo in vendita la riproduzione delle maglie che indossavamo a Manchester quando nel 2003 vincemmo la Champions. Mi ha chiamato il mio amico Giorgio Armani, che si è mobilitato di persona. Ho parlato con il sindaco di Firenze e con il sindaco di Milano. Spero di poter annunciare presto un’iniziativa speciale…».
Quale? «Milano e l’Italia sono la mia seconda patria. Milano è una città particolarmente generosa. Sono certo che potrà e vorrà accogliere molti ucraini che fuggono dalla guerra. Saranno quasi tutti bambini, donne e anziani, perché gli uomini tra i 18 e i 60 anni non possono lasciare il Paese».
Devono combattere? «In prima linea vanno i soldati che hanno avuto un regolare addestramento. Poi certo tutto il Paese è compatto nella resistenza».
Come si sta comportando Zelensky? «Con grande coraggio. Ha riunito gli ucraini attorno a lui».
In Italia qualcuno sostiene che dovreste arrendervi. «Noi vogliamo la pace. Ma arrenderci in questo momento significherebbe perdere la libertà. Noi ci stiamo battendo e ci batteremo per la nostra libertà e i nostri diritti. Vogliamo avvicinarci all’Europa. Non abbiamo attaccato nessuno, ci stiamo solo difendendo».
È giusto quindi fornire armi all’Ucraina? «È giusto tutto quello che serve a difendere il nostro Paese dagli aggressori. Le democrazie sono al nostro fianco, e questo è molto importante per noi. Anche le sanzioni alla Russia sono molto importanti, per fare pressione e trovare una soluzione diplomatica».