L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle scelte di Mancini in vista della sfida contro la Macedonia al Barbera.
Mancini si augura di ritrovare l’Italia di Wembley, almeno come spirito e compattezza, doti indispensabili per non farsi mettere sotto e per tradizione riemerse in ogni momento eroico della storia azzurra. Gli mancheranno, rispetto all’Europeo, gli scatti e la differenza prodotta da Spinazzola e Chiesa. E ancora non sa in che misura potrà appoggiarsi a Bonucci e Chiellini, i due capitani di lungo corso, fermi da un mese. Giorgione era in panchina con il Villarreal e forse Allegri gli concederà l’ultima mezz’ora con la Salernitana. Leo non ha ancora risolto lo stiramento al polpaccio sinistro, ma il ct lo ha convocato lo stesso, confidando di poterlo recuperare per la finale del 29 marzo. Per arrivare in Qatar, senza bucare il Mondiale per la seconda volta di fila dopo il 2018, serviranno i gol: dobbiamo battere la Macedonia del Nord giovedì a Palermo e poi vincere in trasferta con Portogallo o Turchia. L’augurio è che Immobile (già 3 reti con la Nazionale al Barbera) si sblocchi e raggiunga in azzurro gli stessi livelli tenuti con la Lazio. Fiducia piena nei campioni d’Europa.
JOAO PEDRO. Forse anche per questo motivo, recuperato Belotti e constatando la crescita di Scamacca, l’ultimo in ordine cronologico dei 36 esordienti lanciati in azzurro, Mancini non si è giocato la carta Balotelli. Il dubbio ha attraversato i suoi pensieri durante l’inverno, considerando i segnali inviati dalla Turchia: 11 gol e 4 assist in 24 presenze con l’Adana Demirspor. Lo ha fatto seguire. Il campionato non è così allenante e Mario, anche non volendo, è sempre stato un personaggio ingombrante. La scelta così è ricaduta su Joao Pedro, vera alternativa a Ciro. Il brasiliano del Cagliari, italiano per matrimonio, aveva colpito lo staff durante lo stage. E’ tecnico, veloce, sa colpire di testa. Duttilità tattica, la pedina ideale per completare il reparto offensivo. La delicatezza del tocco, di natura brasiliana, ha convinto Mancini. Più che un centravanti classico, Joao Pedro vede la manovra e sa proteggere la palla agendo da falso nove meglio di Insigne o Zaniolo, le soluzioni tentate invano dal ct quando mancava (o sostituiva) Immobile. In carriera si è mosso anche da punta esterna, come ora sta capitando a Raspadori. A gennaio si era presentato a Coverciano con entusiasmo, altro fattore decisivo per calarsi bene nel gruppo e preservare lo spirito di cui si parlava a Wembley.
ESTERNI. Nella lista dei 33 convocati manca Bernardeschi. Ha pagato il ritardo di condizione dopo lo stop per la pubalgia. Locatelli, positivo al Covid, si riunirà al gruppo appena avrà superato l’isolamento (potrebbero bastare sette giorni). Rispetto all’Europeo escono Castrovilli (scelta tecnica) e Toloi, finito ko a Leverkusen. Confermato Tonali. Torna Biraghi dietro a Emerson. Ripescati Sensi, utile come alternativa a Jorginho, e Politano. Il napoletano verrà abbinato a Berardi, titolare di cattedra a destra. Mancini ha bisogno di nuove soluzioni sulle fasce e ha chiamato, come previsto, Zaccagni: può essere il vice-Insigne. Lorenzo Pellegrini, già collaudato nel tridente, ieri era a casa con febbre e tonsillite. Zaniolo, definito “mezzala d’attacco”, può essere la variante per rendere meno prevedibile il 4-3-3. Diverse soluzioni e gruppo allargato in attesa che si concluda la giornata di campionato. Facendo i debiti scongiuri, il ct valuterà in corsa l’ipotesi di eventuali ritocchi o sostituzioni. Romagnoli sarebbe in preallarme. DUBBIO. Le prossime riflessioni verteranno, in chiave Macedonia, sull’assetto della difesa. Il derby di Roma diventerà un ulteriore confronto tra Gianluca Mancini e Luiz Felipe. L’ipotesi principale in realtà potrebbe portare verso la coppia mancina Acerbi-Bastoni, utilizzata in tre precedenti (Belgio in Nations League, Lituania e Galles). Serviranno le prodezze di Donnarumma. I rigori ci avevano consegnato il titolo europeo a Wembley dopo 53 anni, il doppio errore di Jorginho contro la Svizzera ci ha rinviato ai playoff. Ora tutti abbiamo paura. La fiducia incrollabile di Mancini si appoggia su un dato certo. Per farci fuori, devono batterci. E negli ultimi tre anni gli azzurri hanno perso una sola volta, con la Spagna.