Grassi (Pres. Rimini): «In C siamo trattati come aziende miliardarie, ma abbiamo bilanci ridicoli. Bisogna…»

Intervenuto ai microfoni di “TMW Radio”, Giorgio Grassi, presidente del Rimini, si è espresso così in merito alla possibile ripresa del campionato: «In fondo al cuore, nelle chiacchiere informali che giustamente non arrivano in superficie, c’è una certa voglia di imitare il tumulto dei Ciompi, o la vandea: i ricchi vogliono giocare, i poveri… Dopo quello che ci è capitato, giocare a pallone è l’ultimo dei pensieri. Eravamo già in perdita e continueremo a farlo, ma il punto è che avevo detto si dovesse fare tipo una Costituente: è stata come una guerra, e dopo le guerre c’è campo per cambiare le cose. In un momento così drammatico, dove saltano aziende e le regole del gioco, è giusto fare ed implementare subito le riforme. Mi diceva un amico che dall’anno scorso c’è un codice che preveda che le riforme possano entrare in vigore sin da subito. Questa Costituente dovrebbe avere al suo interno anche rappresentanti dei procuratori, tutte le anime del calcio. Quale Serie C avrebbe in mente? Non parlo del numero di squadre, ma delle condizioni in cui è organizzato il professionismo della Serie C. La A sta bene, la B si barcamena, mentre noi siamo trattati come aziende miliardarie quando invece abbiamo bilanci con cifre ridicole, da 2,5 o 3 milioni. Bisogna aumentare i fondi al dilettantismo e individuare una forma di dilettantismo rafforzato per la C, così che il sostentamento avvenga con il bacino della formazione. Non esiste il semi-professionismo in Italia, e sarebbe più semplice tornare ad un dilettantismo, sotto l’egida LND, con una tutela fiscale e contributi di vario genere: così le società potrebbero farcela. Che ne pensa dell’operato di Ghirelli? Non sono sempre d’accordo con lui, ed è normale. Sono tra i pochi che gli ha detto che al suo posto avrei preferito un presidente che venisse dalle nostre fila, perché un conto è rappresentare, l’altro è vivere certe cose sulla pelle. La critica che gli farei è l’aver sbandierato troppo il calcio di provincia, dei bambini e dei pulmini mentre noi siamo professionisti e raccogliamo solo bambini che abbiano prospettiva. Il sociale lo facevo prima di venire al Rimini, in squadrette più piccole. Quello che dice lui non è il nostro calcio: le società di Serie C sono professionistiche. Ciò in cui è stato bravo, combattendo come un leone perché sapeva le richieste delle società, è stato portare le nostre proposte, anche se ci hanno asfaltato. Non vorrei essere al suo posto: ha energie, ma è al timone di una barca che fa acqua da tutte le parti. Se non avanza, non possiamo dare colpe al timoniere. A livello umano c’è rispetto reciproco, anche se con punti di vista diversi. Credo sia rimasto triturato da altre logiche, la Serie C è stata ostaggio di altri giochi di potere: più di tanto non poteva muoversi. C’è stato anche accanimento: non capire che, salvo eccezioni, non siamo in grado di ripartire mi dà fastidio. Un mese per giocare due partite… Ma quanto mi costa?».