In qualità di presidente di Federacciai, Antonio Gozzi non ha avuto remore nel rispondere a Donald Trump in merito ai dazi doganali. Da patron dell’Entella, ne ha ancora meno nella richiesta di giustizia dopo la sentenza sul caso-Foggia, che ha portato a radiazioni e squalifiche ma non alla retrocessione del club pugliese, penalizzato di 15 punti nella prossima B. Dopo la sentenza di 1° grado Gozzi non si arrende, anzi: «Non lascio il calcio e non abbandono il caso – dice – vado al Coni e se serve anche al Tas di Losanna. Sono un sognatore: lotto per cambiare le cose ingiuste». Qual è il messaggio generato dalla sentenza del Tribunale federale? «La sensazione è di una sentenza sbagliata: è stato riconosciuto l’impianto accusatorio, ma non c’è stata continuità con il verdetto. Come impongono le norme Noif: se una stagione è stata alterata, la penalità va fatta scontare in quel campionato. Si parla di un fatto molto grave, c’è una società definita dalla Procura di Milano una “lavatrice di denaro di provenienza illecita”, con incroci pericolosi da coinvolgere la Direzione Distrettuale Antimafia. E la Procura di Milano ha ottenuto il commissariamento del club. Se non è arrivata una sentenza esemplare, quando arriverà? Sarebbe stato un modo per dire che il calcio fa pulizia. Se non c’è sensibilità verso la legalità, il calcio italiano è destinato a morire. La situazione in B è grave, ci sono tanti casi di doping amministrativo, anche se non a livello del Foggia». Da vice presidente della Lega B si è sentito tradito? «Non generalizzo, perché la Procura Figc – che è un organo del calcio – ha svolto un lavoro impeccabile, quindi mi concentro su una sentenza non coerente e da impugnare». Cosa farà l’Entella? «Resterà in campo, ritenendo il campionato falsato, perché siamo un club che si è distinto anche fuori dal terreno di gioco. Perché se qualcun altro non paga contributi e tasse e utilizza denaro ottenuto in modo illecito, usufruisce di un vantaggio indebito». Ha valutato l’addio? «Non mollo: con l’avvocato Grassani stiamo preparando l’appello. Battagliamo per i diritti dell’Entella e il caso-Foggia è l’esempio per difendere principi opposti a quelli che sono stati messi in atto». Da dove ripartire? «Dai comportamenti, in primis dei presidenti. Nessuno ci ha ordinato di fare i presidenti: chi può farlo rispettando le regole lo fa, chi non può, non lo fa, e non deve trovare artifizi per sorreggere cose che non stanno in piedi. La giustizia sportiva deve essere indipendente ed autonoma, con giudici nominati dal Csm. E serve mettere mano al codice sanzionatorio: chi paga in nero e chi falsifica i bilanci deve retrocedere, qui ci sono ancora troppe deroghe su fideiussioni e fair play finanziario. Serve un salto di qualità culturale»”. Queste le parole di Gozzi ai microfoni di Tuttosport.