Corriere dello Sport: “Gonzalez avvisa Bologna, segno io. A Palermo sempre dato il «Maximo»”
“Potenza delle telenovelas. Non solo amori, tradimenti, figli illegittimi, cugine che scoprono di essere fratelli di sangue misto della zia bisbetica della nipote muta avuta da una relazione furtiva con un mariachi in bolletta. Non solo tutto questo. Anche suggerimenti via etere. Giancarlo “El Pipo” Gonzalez è uscito da una telenovela («Mi chiamo Giancarlo perché mia madre un giorno si innamorò di un personaggio delle telenovelas. El Pipo, cioè il Carino, me l’hanno dato i miei cugini perché Giancarlo era troppo lungo»), è stato uno dei pionieri del suo paese, trovatelo voi uno della Costa Rica che va a giocare in Norvegia («Sono rimasto lì due anni, all’inizio ero terrorizzato, non parlavo la lingua, abitudini diverse, il freddo, l’ho presa come un’opportunità per crescere e alla fine è stata un’esperienza di vita utilissima») ed ora è a Kitzbühel, reduce dalla semifinale (persa) di Gold Cup e pronto ad affrontare la nuova avventura in serie A, dopo tre anni a Palermo, stagioni incasinate come potete immaginare. «Ma tutto serve», replica questo 29enne dal sorriso metallico – ha l’apparecchio – ma che emana solidità e serenità.
IL MAXIMO. «A Palermo per tre anni ho dato il maximo», addolcendo la pronuncia e cercando di vedere il lato positivo di ogni cosa. «Se devo citare un allenatore che mi ha insegnato molto, allora dico Beppe Iachini: e lo ringrazio per la fiducia che ha avuto in me». E’ sposato, ha due figli («Uno di dieci anni, avuto in Costa Rica, l’altro di un anno e mezzo, avuto dalla mia attuale moglie: lei e il piccolo sono a Palermo, mi raggiungeranno a Bologna»), sua mamma è professoressa in un liceo, suo padre fa il meccanico, ha una sorella di 22 anni che fa l’avvocato e un fratello di 13, da piccolo guardava in tivù il calcio europeo («Andavo matto del Barcellona di Rivaldo e Ronaldo il Fenomeno, quello degli anni ’90. A chi non piace il tiqui-taca? Quello è il calcio che preferisco»), intanto giocava e imparava dai difensori italiani («Nesta, Cannavaro, Maldini: loro sono stati i miei modelli di riferimento»). Prima di chiudere l’accordo con il Bologna – ha firmato un triennale – ha parlato con Alino Diamanti: «Vai tranquillo, mi ha detto. Il Bologna è un club ordinato». Dove per ordinato si intende: serio. «Qui parlo con Pulgar, Gastaldello, Falletti, De Maio, ho bisogno anche in campo di conoscere i miei compagni, devo prendere le misure un po’ a tutto».
COSMOPOLITA. Ha girato il mondo: ha giocato otto mesi nella Mls, in America. Interviene il club manager Marco Di Vaio: «Abbiamo giocato contro. E gli ho pure fatto gol». (Risate). «Gonzalez – continua Di Vaio – è un giocatore che seguivamo da tempo. Ha esperienza internazionale e in difesa ci può dare qualcosa di diverso, soprattutto in fase di costruzione di gioco». El Pipo ascolta serio. Poi riprende il filo del discorso. «Diamanti mi ha detto che sono un guerriero perché sono andato in Norvegia e ci sono rimasti due anni». Si racconta così: «Sono un difensore a cui piace giocare il pallone. E se posso mi spingo in avanti. I miei gol li ho segnati quasi tutti di testa, intervenendo su calcio d’angolo». Non si preoccupa della concorrenza di reparto. «Siamo in tanti, e tutti bravi. Meglio così. Qui c’è tanta qualità»”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.