L’edizione odierna de “La Repubblica” ha riportato un’intervista a Giovanni Tedesco dopo la beffa subita negli Emirati Arabi.
Ecco qualche estratto delle parole rilasciate dall’ex rosanero in cui ripercorre la sua carriera:
Perché Malta? «L’idea nasce da Gaucci figlio, conosciuto ai tempi del Perugia.
Abitavo a Foligno e l’ho rivisto da presidente del Floriana nella serie A maltese. Rimanevano le ultime quattro partite per non retrocedere e mi chiese se me la sentivo di dargli una mano. Sembrava una cosa di passaggio invece la mia vita è cambiata. Con lui sono stato bene».
A Malta ha girato i migliori club e ottenuto grandi risultati, poi la scelta degli Emirati Arabi. «Si va dove ti cercano. Ho sempre lasciato buoni ricordi nelle piazze frequentate, ma ovviamente non bastava per trovare collocazione in Italia e allora ho deciso di puntare sul paese che mi offriva un’opportunità. Purtroppo sono state esperienze negative».
Due campionati in pratica mai giocati. «La prima volta, a Dubai, ho avuto il Covid e dopo un mese sono stato costretto ad abbandonare. Stavo male e sono rientrato a casa. Poi, l’incredibile vicenda di Ras Al Khaimah non un posto qualsiasi, ma la sesta città degli Emirati. Scommesse perse. Ora mi tocca ricominciare. Nonostante le difficoltà, sono ambizioso e credo ancora in una buona carriera».
Tornerebbe in Italia? «Di corsa. Da Malta rientro di frequente per rivedere i genitori. Solo che, per allenare, spesso ti chiedono una sponsorizzazione. E non lo sopporto. Dovrei comprami la panchina?
Questo non è il mio calcio».
Perché sui social la considerano un nemico rosanero? «Tutto nasce da una mia dichiarazione sullo scorso campionato. Dissi che il settimo posto rappresentava una stagione fallimentare. Credo che in cuor loro la pensassero così pure i tifosi».
Poi c’è stata la reazione dell’ad Sagramola. «Mi accusò dicendo che gli ex non facevano valutazioni positive perché volevano entrare nel “castello” e non ci riuscivano. Mi ha dato fastidio. Un motivo per cui non trovo spazio è perché non sono un lecchino. Sagramola lo sa, non ha mai ricevuto una chiamata per aprirmi il portone. E poi, in quello che Sagramola definisce il castello io ci ho vissuto per sei anni quando era un castello vero. Un’uscita, la sua, fuori luogo. Da qui è nato il clima di polemiche».