«Domenica contro la love sarà la mia ultima partita, dico addio al calcio». Cala il sipario sulla carriera di Luca Toni, 39 anni il prossimo 26 maggio, campione del mondo 2006. 156 reti realizzate in Serie A. Chiuderà domenica sera al «Bentegodi», in Verona-Juventus (niente Palermo all’ultima quindi…). E non poteva esserci chiusura migliore perché Toni ha sempre tifato per i bianconeri, nella sua casa a Stella di Serramazzoni nella sua stanzetta appeso al muro c’era un poster di Bettega, il suo idolo. «Con Del Neri non sono mai andato d’accordo, ma per ora non mi va di parlare di questo», spiega Toni. Non sa cosa farà dopo che smetterà di giocare: «Non l’allenatore, ma voglio rimanere nel calcio, l’unico mondo che conosco». L’attaccante nato a Pavullo nel Frignano, le ragioni del suo addio, le motiva così: «Il mio per il calcio è stato un amore grande. Se sono arrivato a realizzare che dovevo farla finita col calcio giocato, e perché ho vissuto due grandi delusioni. La prima un infortunio al ginocchio cui ero già stato operato, la seconda la retrocessione. Mi sento molto legato al Verona, non avrei mai voluto lasciare in questo modo». Toni esprime questi concetti con la voce rotta dall’emozione. Gli è toccata, per certi versi, la stessa sorte di un altro grande ex rosanero. Eugenio Corini, che nel 2009 chiuse col calcio giocato con la maglia del Torino, con i granata che retrocessero in B. Dopo Palermo-Torino di quell’anno, anche Corini disse che mai avrebbe voluto chiudere la carriera con una retrocessione. Toni a Palermo, è stato metafora di riscatto e speranza, giorni felici in cui i rosanero tornavano in Serie A dopo un’assenza di trentuno anni. Si vedevano, nella primavera 2004, ragazzini giocare per le strade di Palermo con le magliette rosa e dietro la scritta Toni e il numero nove. A distanza di anni, qualcuno. nei marciapiedi di Palermo e nei campi di calcetto, quelle maglie le usa ancora. Toni ha impresso il suo nome nella storia del Palermo, lo ha fatto con cinquanta gol in due stagioni, ottanta presenze complessive tra A e B. 30 i suoi gol nell’anno della storica promozione 2003-2004. 20 alla prima serie A dell’era Zamparini, il Palermo, nel 2005, arriva sesto, si qualifica in Coppa Uefa. In estate Toni passa alla Fiorentina per 10 milioni di euro, in un primo momento, sotto accusa è l’ex ds Rino Foschi, colpevole secondo una parte della tifoseria di avere provato a monetizzare cedendo il beniamino di casa a una rivale, ai tempi pari livello dei rosanero. Foschi si difenderà per anni, ribadendo che «Toni se ne voleva andare, io ho fatto guadagnare il Palermo». Così i palermitani pianificano la loro «vendetta». Dapprima con i fotomontaggi su internet: Toni, in viola, aveva scelto la maglia numero 30, iniziano a circolare magliette contraffatte con la scritta «Giuda per 30 denari», al posto del nome Toni sopra il numero. Poi, il 30 aprile 2006, terzultima giornata della stagione 2005-2006. Toni torna al «Barbera» da ex, il Palermo vince 1-0, gol di Di Michele. L’ex idolo viene fischiato per tutta la partita, la gente si era organizzata andando allo stadio munita di fischietti, adoperati quando il pallone veniva dalle parti dell’attaccante. A Toni era già capitato un’altra volta. con la maglia della Nazionale, in un’Italia-Slovenia valida per le qualificazioni ai Mondiali di Germania 2006. Toni fischiato a Palermo, con l’allora ct Lippi che andò su tutte le furie. Palermo è così, ama ma non sopporta i tradimenti. Toni ha poi spiccato il volo, contribuendo anche al successo ai Mondiali 2006. È stato un «do ut des»: forse, Palermo ha dato a Toni quanto Toni ha dato a Palermo. E oggi che chiude col calcio giocato, ne siamo certi, sarà triste anche qualche palermitano, magari senza dirlo in giro”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia”.