“Tre turni da sballo, tre giornate senza una rete al passivo, e conquistando anche più punti di Juventus. Napoli, Inter, Fiorentina, Milan e Lazio. Solo Roma e Sassuolo, nelle ultime tre partite, hanno fatto meglio dei rosa. Il Palermo padrone del proprio destino, alla vigilia della trentottesima giornata, e figlio di prestazioni e risultati da zona Champions, anche se solo per una piccolissima fetta di campionato, lunga 270 minuti, in cui sono state schiaffeggiate Frosinone e Sampdoria e la Fiorentina e stata fermata sullo 0-0. Ora c’è un ultimissimo sforzo da fare, prima delle vacanze, prima di qualche inevitabile addio, magari prima di qualche ennesima rivoluzione a livello di organico, forse prima della cessione del club, con il presidente Zamparini impegnato in colloqui sempre più frequenti con investitori italoamericani (un appuntamento è fissato per i prossimi giorni). La metamorfosi del Palermo, che ha cambiato volto, risultati e tenuta difensiva – ovvero quello che in assoluto sembrava il problema più grande e irrisolvibile e nata dopo i primi due risultati del Ballardini bis, la sconfitta con la Juve e il pareggio casalingo con l’Atalanta, esiti sul campo che avevano tolto il sorriso al più ottimista dei tifosi e sembravano l’antefatto di una retrocessione scritta. Da allora il Palermo è riemerso dalle retrovie, finendo in pole nella zona calda, anche se c’è da completare l’opera. Ballardini ha l’atto poche mosse, in netta controtendenza con gli orientamenti e le scelte, anche sue, di gran parte della stagione, il primo piccolo accorgimento è stato di natura tattica, perché l’allenatore romagnolo, pur senza rinunciare al trequartista e a due punte ha deciso di accantonare la difesa a quattro, per sposare quella a tre, che ha caratterizzato con una certa continuità l’assetto del Palermo degli ultimi anni. Poi il tecnico ha scelto di puntare nettamente su alcuni dei calciatori più «anziani» dello spogliatoio e dai radar sono spariti Lazaar (la reazione più che stizzito dopo la sostituzione contro la Lazio non è piaciuta a trecentosessanta gradi…). Chochev, Struna. Djurdievic e Jajalo – qualcuno retrocesso al rango di riserva. Di subentrante da pochi minuti, l’attaccante serbo finito anche in tribuna – e pure i giovani Goldaniga e Pezzella. È scoccata dunque l’ora di un Palermo più esperto, con un’impronta più italiana e più pronto per una volata che non fa sconti a nessuno e che ha bisogno di…nervi saldi. Rispoli. Vitiello. Maresca, ma anche Morganella e Cionek, in ruoli non loro – sono diventati gli uomini simbolo della rimonta sul Carpi, dopo che in un paio di mesi era stato fatto a pezzi un largo vantaggio sul biancorossi. Leader riconosciuti, ma anche punti di riferimento silenziosi del gruppo hanno sposato la causa di un’armata da salvare a tutti i costi, nonostante errori macroscopici in campo e fuori. Perlina irrinunciabile è diventato Gilardino, messo in discussione troppe volte, da più tecnici, eppure capocannoniere indiscusso della formazione. L’ex azzurro. in certi momenti, s’è visto superato da DJurdjevic (numeri alla mano, la sfida a distanza del giovane con Belotti è stata persa…) o addirittura da Vazquez nei panni di «falso nueve». La logica ha infine preso il sopravvento. Non solo una questione di curriculum, ma di presenza nell’area di rigore: «Gila» ha ancora l’istinto da bomber ed è un trascinatore positivo. Domenica è a caccia del decimo gol in campionato. E potrebbe diventare il più pesante della stagione”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia”