Giornale di Sicilia: “Rajkovic, gravi infortuni, risse e lingua…lunga. In Germania lo chiamavano «Rambo»”

Le algide acrobazie del fato hanno impedito a Slobodan Rajkovic di essere il fenomeno che 11 anni fa in molti pensavano potesse diventare? Può darsi, ma ci ha messo del suo. Lo precedono episodi poco edificanti e una fama da «bad boy» che il difensore deve scrollarsi di doss. A 27 anni, probabilmente, deve ancora maturare se il Palermo – in virtù del quadriennale che il mediatore Curkovic ha strappato a Zamparini – vuole lanciarlo come uno dei leader. Come si spiegano le appena 174 presenze in 11 stagioni da professionista? Con un’integrità fisica spesso venuta meno, per infortuni anche seri, e un temperamento che l’ha portato a… deragliare. Se non si hanno carisma e peso specifico di un Ibrahimovic, nel calcio, chi non fa il soldatino resta ai margini. In Germania lo chiamavano «Rambo», se può rendere l’idea. Le uniche che sanno tenerlo a bada sono la moglie Jelena e la figlia Eva. Nel 2005 i tabloid inglesi associavano a Rajkovic una sola espressione, «wonderkid», ragazzino delle meraviglie o qualcosa del genere. Il fatto che John Terry abbia giocato oltre 700 partite col Chelsea e sia ancora lì significa che il neo rosanero, candidato alla sua successione, non ce l’ha fatta. Da un pezzo l’ex talento, per cui il club allora allenato da Mourinho aveva sborsato l’equivalente di oltre 5 milioni di euro all’Ofk Belgrado, è stato catalogato alla voce «flop assoluto. Coi Blues ha giocato solo amichevoli ai tempi di VilasBoas, per il resto peregrinazioni varie in prestito (con due picchi, i titoli olandesi 2007/08 e 2009/10 vinti con Psv e Twente, da comprimario, rispettivamente con 13 e 10 presenze) e non solo per ragioni tattiche o comportamentali, ma anche per motivi burocratici. Non ha mai ottenuto il permesso di lavoro necessario agli extracomunitari e la Football Association, la Federcalcio inglese, non gli ha mai dato l’ok. A Stamford Bridge, comunque, il caso di Rajkovic ha fatto… scuola. Nel bel mezzo dell’esperienza olandese arrivò la figuraccia internazionale: ai Giochi di Pechino 2008 lo sputo all’arbitro Abdullah Al Hilali durante la vittoria per 2-0 dell’Argentina sulla sua Serbia. La Fifa lo condannò a 12 mesi di squalifica con la Nazionale e col proprio club, il Twente, che poi ottenne uno sconto di qualche mese. Chiusa la parentesi olandese nel 2011 Rajkovic approdò all’Amburgo, pagato un paio di milioni di euro al Chelsea. In Germania fu subito frenato da problemi alla schiena. Nel novembre 2011 si segnalò per una gomitata a un avversario del Kaiserslautern e tre turni di squalifica. Esattamente un anno dopo s’infortunò a un tendine d’Achille. Nell’estate del 2012 fu sospeso per una rissa col compagno sudcoreano Heung-Min Son e per dichiarazioni pepate contro il tecnico Thorsten Fink: «Ha due facce, è solo un ipocrita». Tornò in campo a novembre, dopo aver pubblicamente chiesto e ottenuto perdono, contro il Wolfsburg, e s’infortunò al tendine rotuleo del ginocchio. Si rivide in campo nella primavera del 2013, in tempo per partecipare alla storica sconfitta per 9-2 col Bayern. Quasi un anno più tardi i guai fisici tornarono a galla senza sconti: rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro. E nemmeno al Darmstadt, ultimo club prima dei rosa, il fisico l’ha accompagnato a dovere. È un Rambo con parecchie cicatrici…“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia”.