“Parte tutto da lì: il falso nel bilancio 2014, a cascata, travolge gli altri documenti contabili e sarebbe diretto a nascondere la reale situazione di decozione del Palermo. Il fallimento e due richieste di misure cautelari e patrimoniali sono stati però negati dai giudici civili e dal Gip. Ma sia il tribunale fallimentare che il giudice Fabrizio Anfuso hanno confermato la sussistenza di elementi di dubbio, sospetto e di indizi anche gravi sul comportamento della società e dei suoi amministratori. E’ Anfuso a parlare di “disinvoltura con la quale lo stesso Zamparini ha condotto e portato avanti l’operazione Alyssa, in spregio a qualsiasi legge dello Stato”. La Mepal, che acquisisce dal Palermo la titolarità del marchio, appartiene allo stesso club rosa, che poi ne cede le quote a una società anonima di diritto lussemburghese, appunto la Alyssa, partecipata dalla Kalika, riconducibile a Zamparini e amministrata dal belga Marie Poos e dal lussemburghese Luc Braun. Entrambi sono indagati a Palermo ma pure a Udine, in questo secondo caso assieme a Pozzo, per l’utilizzo con operazioni inesistenti e relative false fatturazioni, di una società anch’essa con sede legale nel Granducato, la Gesapar. Il suo indirizzo, Alle Marconi 16, è lo stesso della Alyssa. I magistrati friulani ritengono Poos e Braun prestanome di commercialisti e affaristi italiani e svizzeri: Rossano Ruggeri e Domenico Scarro. Indagati a Udine, indagati a Palermo. Scarfò è poi amministratore della stessa società svizzera anch’essa collegata a Zamparini, che attraverso di essa commetterebbe altri reati. […]”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia”.