La giornata di ieri è stata decisiva non solo sul fronte cessione, ma anche sul piano tecnico, dato che è stato presentato il nuovo allenatore del Palermo, Delio Rossi. L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” fa il punto sulla conferenza stampa di presentazione del tecnico romagnolo, tornato in Sicilia dopo 8 anni. Delio Rossi non c’ha minimamente pensato a negarsi la chance di un ritorno nella piazza che per due anni lo ha amato a suon di record,inseguendo il sogno della Champions e della Coppa Italia. Adesso insegue un obiettivo, la promozione in Serie A, Otto anni dopo, con in mezzo una società in crisi, Foschi ha scelto lui per una volata finale che si preannuncia complessa. «Se avessi ragionato razionalmente – ammette Rossi avrei dovuto dire di no,ma quando mi ha chiamato il Palermo non ho fatto tutte queste valutazioni, anche perché penso che Palermo abbia vissuto un apice sotto la mia gestione. Sono stato rispettato come uomo e professionista, quindi se nel momento di difficoltà mi si chiede di dare una mano, non posso dire di no. È un debito di riconoscenza. Probabilmente avrei detto di no ad un’altra squadra, al Palermo no». Il primo pensiero del tecnico romagnolo va al collega sostituito «perché è sempre brutto sostituire qualcuno», poi lo spazio è tutto per il campo di Boccadifalco e per le vecchie facce ritrovate in Sicilia: «Rivedere magazzinieri e massaggiatori dopo otto anni, con qualche capello bianco in più e un po’di pancia, fa piacere. Anche perché con loro ho vissuto momenti intensi e importanti». Addirittura ironizza quando si prova a parlare dei problemi societari, che «sembrano quasi cyberne
tica»da quanto poco possano interessargli. Non è un caso se il suo contratto sia legato solamente ai risultati di questa stagione: «Sono venuto per quattro giornate secche, cosa succede succede.Senza discorsi sul futuro o promesse». Però l’obiettivo c’è ed è chiaro: «So di non essere il mago Merlino, ma voglio dare una mano. Ho entusiasmo e voglia, queste quattro partite ci giudicheranno». E se il mirino è puntato sul secondo posto,non è certo al Lecce che Rossi intende pensare: «Non penso al Lecce, penso al Livorno. Se uno deve salire le scale, deve farle un piolo alla volta. La partita determinante è sempre la prossima». Il piano di risalita è già pronto: «Devo cominciare senza stravolgere nulla, anche perché a quattro giornate dalla fine non si può cambiare un sistema di gioco. Si può dare serenità, cognizione dei propri mezzi, qualche dritta basata sull’esperienza, ma senza stravolgere niente». Il primo approccio con la squadra,
d’altronde, è stato basato proprio su questo. Qualche colloquio con alcuni singoli, qualche sorriso per stemperare un ambiente scosso dal cambio di allenatore e poi tutti al lavoro. Sperando che dai palermitani arrivi un sostegno incondizionato:«Il Palermo è un patrimonio importante, la quinta città d’Italia in A ha un valore, in B un altro. La gente deve stare vicino ai ragazzi e alla società in questo momento di difficoltà. È facile dare pacche sulle spalle quando tutto va bene». Anche per questo oggi la squadra si allenerà al «Barbera» a porte aperte, ma tutto deve passare prima dall’atteggiamento dei giocatori. «Ho detto alla squadra che non vorrei sentire l’io – ribadisce Rossi – ma il noi. Se uno pensa all’io, allora non ha senso di appartenenza e non capisce il momento. Questo è quello che ho detto, soprattutto che io ho meno bisogno di giocatori e ho più bisogno di uomini». Rossi, d’altronde, ha già vissuto una situazione simile a Bologna: «Lì però c’erano alcune cose diverse, a livello di squadra e società.Ho usato il buon senso, intervenendo sulla testa dei giocatori e scegliendo chi poteva darmi più garanzie anche dal punto di vista fisico». Stessa cosa che farà a Palermo, anche se seguendo la squadra nelle scorse giornate ha avuto delle impressioni positive: «La squadra non mi è mai sembrata arrendevole, pur nelle difficoltà. Secondo me ha dei valori per la categoria,la classifica stessa lo dice.Tra alti e bassi è lì, a lottare per qualcosa di importante. Finché la palla rotola, questi ragazzi vanno sostenuti. A maggior ragione adesso, il mio compito è quello di tenerli isolati dalle questioni societarie. Devo pensare solo ed esclusivamente al campo, anche perché non voglio dare alibi ai miei giocatori. Se non dovessimo far bene, sarà colpa nostra». Una strada tracciata, con quattro partite rimaste da giocare per tentare l’aggancio al secondo posto. Con quattro vittorie, il Palermo è in A. Il resto, si vedrà: «A Palermo ho vissuto cose bellissime, ma non è che sto facendo un favore. Non ho alcuna voglia di rivincita. Ho sempre allenato e continuerò a farlo pensando chele mie squadre siano il Real Madrid.Queste quattro partite non devono portarmi chissà dove, non devo dimostrare qualcosa». Un’esperienza in più, per chiudere un cerchio col passato. «Penso che bisogna sempre cogliere qualcosa-conclude -anche perché per fare un milione o si fa tutto insieme, oppure una monetina alla volta. Non arriverò mai al milione, ma intanto ho messo dentro un’altra monetina»