Giornale di Sicilia: “Palermo, nuovo blitz della Finanza al Barbera. Indagati e accuse. I dettagli”
Guai all’orizzonte per il Palermo. Nella giornata di ieri la Guardia di Finanza ha effettuato un nuovo blitz negli uffici del Renzo Barbera, recuperando altro materiale da controllare, nell’mbito dell’indagine di appropriazione indebita, riciclaggio, impiego di proventi illeciti, autoriciclaggio. L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” ha analizzato l’intera vicenda spiegando quelle che potrebbero essere i rischi per il Palermo tra accuse e reati. Queste alcune analisi portate avanti dal quotidiano locale:
“Ieri la Guardia di Finanza è andata di nuovo negli uffici del Palermo calcio. C’era da recuperare altro materiale, da effettuare verifiche rispetto alle prime acquisizioni del 7 luglio, da individuare eventuali riscontri alle difese prospettate da Maurizio Zamparinie dagli altri indagati, italiani e non solo. Indagati anche Zampa jr e stranieri Nell’indagine sono coinvolti anche cittadini lussemburghesi, ma i nomi non vengono ancora fuori. Trapela solo il nome del figlio di Zamparini, Paolo Diego, indagato assieme al padre e a un commercialista del Nord. Il numero uno della società intanto, attraverso gli avvocati Enrico Sanseverino e Francesco Pantaleone, ha fatto ricorso al tribunale del riesame: per questo il pool coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca ha la necessità di acquisire tutti gli elementi a supporto della perquisizione e dei sequestri di materiale, effettuati tre settimane fa, per evitare di dover restituire ciò che era stato portato via. La lunga permanenza degli uomini del Nucleo regionale di polizia tributaria nella sede del club, in viale del Fante, dalle 9 alle 17, dopo le prime dieci ore all’inizio del mese, lascia capire che l’indagine è in pieno svolgimento, ma potrebbe essere a un punto di svolta. Dove punta l’indagine Finora gli investigatori si muovono nel senso dell’accertamento di episodi di appropriazione indebita, riciclaggio, impiego di proventi illeciti, autoriciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e falso in bilancio aggravato dalla transnazionalità. In altre parole, operazioni illecite effettuate anche all’estero, trasferimenti di capitali, riutilizzo di denaro frutto di altri reati sono i principali oggetti delle verifiche. Ma gli accertamenti sono nati anche – come aveva anticipato il Giornale di Siciliain giugno – nell’am bitodelle competenzecivili dellaProcura. E per adesso l’analisi approfondita, affidata ad alcuni consulenti, di bilancie pezzed’appoggio asostegno degli spostamenti di poste e cifre, dell’elaborazione di attivi e passivi, non è finalizzata solo a verificare l’eventuale falso in bilancio, reato che è grave ma non gravissimo, quanto piuttosto la reale consistenza dei debiti della società rosanero. Zamparini ha ammesso circa 40 milioni di «rosso». Gli inquirenti non commentano in alcun modo, non smentiscono ma nemmeno confermano che si tratti «solo» di questo debito. Gli scenari possibili La Procura è chiamata a verificare la tenuta e la solvibilità delle aziende private e può pure avanzare l’istanza di fallimento. Un’ipotesi che rimane sullo sfondo, per adesso non formulata ma nemmeno esclusa: se verrà promossa, metterebbe in moto un meccanismo complesso, potenzialmente pericoloso. L’eventuale sentenza di fallimento potrebbe investire infatti la tenuta della società e aprire lo scenario a un reato molto più grave, la bancarotta fraudolenta. Ma allo stato non c’è o non ci sarebbe nulla: non si sa per quanto tempo. Parma, Latina e Bari i casipiù recentinel calcio professionistico: nei primi due casi, ad avanzare l’istanza furono proprio le Procure. Le operazioni nel mirino Tra gli atti della società ci sarebbe anche una delibera del consiglio di amministrazione, che avrebbe ipotizzato di fare ricorso – per poi tornare sui propri passi e non farne nulla – al concordato preventivo. Si tratta di una «procedura concorsuale» che evita il fallimento e che si svolge comunque sotto il controllo dei giudici: è una sorta di accordo transattivo che scongiura comunque qualsiasi ipotesi di bancarotta. Il Palermo ci avrebbe pensato, nel 2016, ma poi non ne fece nulla. Perché? È per verificare anche questo che i finanzieri sono tornati in viale del Fante, ieri? Il concordato avrebbe potuto significarestato dicrisivera, quindila mossa, sul piano dell’immagine, non sarebbe stata azzeccata. Successivamente, però, le cose cambiarono. Il Palermo in Lussemburgo La cessione di Mepal, azienda che detiene la titolarità del marchio della squadra, ad Alyssa, società anonima consede inLussemburgo, portò nuova linfa alle casse societarie. Masi sarebbe trattato di una linfa apparente, perché intanto la cessione fu fatta dall’Us Città di Palermo di Zamparini a un’azienda – quella con sede nel Granducato – che farebbe capo, persua stessa ammissione, sempre al patron friulano del club rosa. Dopodiché la Mepal fu «caricata» di elementi che ne avrebbero moltiplicato il valore, ma che sarebbero virtuali: ad esempio la costruzione e gestione del nuovo stadio e degli impianti collegati, eventi futuri, tutt’altro che certi, a causa di vicende amministrative che hanno contrapposto Zamparini al Comune di Palermo. Anche in questo caso, poi, per la Mepal il Palermo non avrebbe incassato un euro, nella realtà, ma avrebbe iscritto il credito da 40 milioni nell’attivo della società. Con ciò abbattendoil passivo. Il pagamento dovrebbe essere a rate, da esaurire nell’arco di un triennio. Le cause col fisco Altro strumento virtuale di compressione del disavanzo sarebbe la trattazione di alcune «poste».Cisono infatti molti contenziosi con l’erario, che contesta violazioni fiscali e tributarie (una di queste è sfociata nel penale e Zamparini è indagato). La società impugna sempre tutto e in automatico dà per scontato, neibilanci – secondo quanto finora constatato dai consulentiedaifinanzieri -chelecausesiano già vinte. Da qui l’iscrizione delle cifre oggetto del contenzioso come poste attive.E anchein questocaso il bilancio e la situazione debitoria risentirebbero di valutazioni che chi indaga ritiene perlomeno arbitrarie. L’indagine non è sul Palermo L’unico dato che emerge, in un fascicolo finora blindato, èche non è la società ma il suo patron e le sue operazioni, ad essere sotto indagine. Non c’entrerebbe il closingcon Paul Baccaglini, il cui arrivo portò all’uscita dal cdadi PaoloDiego Zamparini:l’unica cosa che viene verificata è che l’opera zione, finora abortita, che avrebbe dovuto portare allacessione della società, non sia stata una sorta di specchietto per le allodole, per nascondere una situazione che potrebbe essere ben diversa da quella rappresentata ufficialmente”.