“Il «tempo del commesso reato» si concentra tra il calciomercato di gennaio 2016, la presentazione del bilancio consuntivo 2015 (30 giugno dell’anno scorso) e il 13 giugno di quest’anno, un mese e mezzo fa” – si legge sull’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” -. Attorno a queste date ruota l’inchiesta della Procura di Palermo nei confronti del patron rosanero Maurizio Zamparini, del suo entourage tecnico e degli amministratori della società anonima lussemburghese Alyssa. In totale sono otto gli indagati, ai quali sono contestati una serie di reati: “appropriazione indebita, riciclaggio commesso anche all’estero, autoriciclaggio, violazioni fiscali e tributarie, falso in bilancio aggravato dall’avere agito assiemea un gruppo criminale organizzato che agisce in più Stati. E poi c’è anche un favoreggiamento, attribuito al commercialista di Gallarate Anastasio Morosi, di 77 anni, personaggio a cui gli investigatori della Guardia di Finanza attribuiscono un ruolo di grande rilievo”. Ma è proprio il riferimento all’articolo 4 della legge 146 del 2006, recepito nel nostro Paese per il concetto di crimine transnazionale, che getta una luce ancor più sinistra sulla vicenda. La contestazione ha ipotizzato che il presidente friulano, 76 anni, abbia agito insieme ad un gruppo capace di architettare imbrogli non solo in Italia, e tutto questo in occasione dell’approvazione di due bilanci, avvenuti rispettivamente il 30 giugno 2014 e il 30 giugno 2016.