Giornale di Sicilia: “Palermo, ecco il metodo Tedino: «L’entusiasmo primo obiettivo»”
“L’abito non fa il monaco, ma fa capire quanto sia importante l’occasione capitata tra le mani a Bruno Tedino. L’allenatore in tuta, l’uomo che a cinquantadue anni sbarca in Serie B, si presenta con un’inconsueta giacca e la cravatta ben stretta al collo. Non un vestito da matrimonio, ma spera che l’unione col Palermo possa essere duratura come se fossero delle nozze. Le ha celebrate al «Barbera», lo stadio che sogna di vedere nuovamente pieno e festante, ma sa che per farlo bisogna riportare l’entusiasmo in una piazza devastata dallo scempio di pochi mesi fa. Una responsabilità che non ha problemi a prendersi, l’uomo venuto da Pordenone con la chance della vita davanti a sé: «Sono orgoglioso perché vengo dalla strada. Lavorando sodo ho avuto questa occasione importante che voglio condividere con tutti. Dobbiamo essere molto bravi a trascinare i tifosi che devono ritrovare entusiasmo dopo la retrocessione. Il primo passo tocca a noi, vogliamo far capire alla gente che c’è grande compattezza». Unione totale tra tutte le componenti. Non solo tra Lupo e Tedino, apparsi assolutamente in sintonia sin dal primo giorno, ma anche tra i due e la società. Sia nella persona di Baccaglini che in quella di Zamparini, che ha già avuto Tedino alle sue dipendenze in quel di Venezia, quando il neo tecnico rosanero allenava gli Allievi Nazionali: «Ho parlato sia con Zamparini che con Baccaglini, posso solo dire che ho trovato un ambiente molto compatto e sereno». La prova? Proprio averlo portato a Palermo, secondo una scelta «condivisa, non frutto di un compromesso», fatta perché «dentro abbiamo il fuoco e lo spirito di sacrificio». Tedino ha folgorato Zamparini e convinto Baccaglini, adesso deve far innamorare di sé una città che lo ha già etichettato come l’allenatore scelto dalla vecchia proprietà. Con i pro e i contro del caso, considerando soprattutto la tendenza di Zamparini ad «infiltrarsi» nelle scelte tecniche. E Tedino, che pure si definisce un «allenatore aziendalista», non nega di essere disposto a tenere informata la società passo dopo passo: «Non mi è stato detto di far giocare uno o un altro, oppure che resta un giocatore piuttosto che un altro. Ci sono stati scambi di vedute, ma l’allenatore aziendalista non deve essere un esecutore. Deve portare la sua competenza al servizio della società». Quell’esperienza che Tedino ha maturato nei campi di periferia in Lega Pro e che spera possa venirgli utile per lottare nella corsa alla Serie A. Facile non potrà mai esserlo, nemmeno con la squadra che parte con i favori del pronostico: «Il calcio è fatto di equilibri, chiaramente il Palermo in B deve essere ritenuto molto forte. Dobbiamo essere bravi nelle chiusure preventive quando troveremo delle squadre chiuse in difesa, ma la squadra forte è quella equilibrata, razionale. Non sono un integralista, ma sono tassativo nel voler fare qualcosa di diverso da quello che si può aver visto: recuperare la palla velocemente, fare un po’ meno possesso e più verticalizzazione. Mica scopriamo l’acqua calda, però. Qui prima di me ci sono stati grandi professionisti». Gente che ha reso grande il Palermo e che ha permesso anche ai non palermitani di apprezzare questa squadra. Come Nicole, la figlia di Tedino, sfegatata tifosa rosanero: «Secondo me è proprio destino – ammette il tecnico – perché tifa Palermo da molti anni. Lei ne ha 22 e almeno da dieci tifa seriamente Palermo, probabilmente attratta dal colore rosa. Non credo che le cose accadano per caso». Per non parlare della sua ultima partita col Pordenone, la semifinale playoff persa ai rigori col Parma e caratterizzata da topiche arbitrali a sfavore dei friulani: «Anche lì, arbitro Pillitteri di Palermo… doveva essere destino». Di sicuro prima o poi doveva arrivare una chiamata dal sud, una parte d’Italia che non ha mai visto Tedino protagonista in carriera, ma dove affonda le sue radici: «Mio padre è del Sud e ho vissuto tanti anni a Benevento, conosco perfettamente la mentalità, l’ardore, la voglia e l’energia che ci mette l’uomo del Sud nelle sue passioni. Dobbiamo essere noi a contagiarlo». Impresa difficile, resa ancor più ardua da un mercato che stenta a decollare. Preso Ingegneri («Un ragazzo serio, con le motivazioni che cerchiamo, che in Lega Pro ha fatto la differenza»), Palermo attende altri colpi e si prepara ad addii eccellenti. Su tutti, quello di Diamanti: «Lo conosco dal 2004 – racconta il tecnico – giocava nel Prato e ci ha sempre fatto un sedere così nei derby con la Pistoiese. Le sue qualità tecniche e di esperienza sono indiscutibili. Non vogliamo metterlo in un angolo, ma vogliamo ringiovanire la squadra. Ciò non significa che non goda della mia stima, anzi». Questioni societarie su cui il neo allenatore rosanero non intende addentrarsi, pronto a concentrarsi sul campo e su chi rimarrà in organico. Come Lo Faso, di cui Tedino si dichiara «orgoglioso di averlo portato in nazionale» e altri ancora chiamati a formare lo zoccolo duro per la risalita. Un percorso che inizia tra un paio di settimane in Austria, a Bad Kleinkirchheim. Lì Tedino toccherà con mano la forza del suo gruppo. L’entusiasmo, però, non manca. Perché treni così passano una volta nella vita”. Questo quanto riportato da “Il Giornale di Sicilia”.