Giornale di Sicilia: “Maresca & Co. La carica dei senatori”

“Nel calcio gli ascensori non esistono, esistono le scale. Il discorso non vale per i predestinati, come era Paulo Dybala nel Palermo dello scorso campionato. Tra i rosanero attuali di predestinati non ce ne sono, eppure ad alcuni giovani, sponsorizzati a torto – in varie fasi della stagione – è stato permesso di andare da un piano all’altro con grande velocità, senza salire un gradino alla volta. A scapito di gente per cui parlavano non solo la carriera ma il passato conta relativamente e non può essere un eterno biglietto da visita – il peso all’interno dello spogliatoio e le qualità morali, ma ancora quelle tecniche, le capacità di orienta re gli incontri e di contribuire alla conquista di punti pesanti. Nelle ultime settimane i cosiddetti senatori hanno preso per mano il Palermo, lasciando tutto in campo e nel dimenticatoio polemiche di ogni tipo, le rese dei conti, se ce ne saranno, sono proiettate solo nel futuro. Vivono il presente con un’intensità che certi baby non hanno garantito, con la serenità di chi e pronto a dare tutto, con la lucidità che è concessa solo a chi ha nei garretti centinaia di gare a certi livelli. Enzo Maresca e un esempio fulgido dei calciatori accantonati lungo la strada. Messa da parte a più riprese, finito anche fuori rosa, ma ancora qui a lottare per la salvezza rosanero. Messo spesso in un cantuccio. Forse non esclusivamente per motivi fisici o tattici, ma più probabilmente per ragioni legate alla dialettica, al temperamento, alla presunta appartenenza a un «clan» (quello dei fedelissimi di Iachini), ai capelli bianchi che, nel rispetto dei ruoli, esigono rispetto. Parlare di rivalsa sarebbe semplice. Lui non lo fa. Chi lo voleva pensionare anticipatamente, però, ha avuto tono. «Trentasei anni none l’età per prendersi rivincite – osserva l’ex di love e Siviglia – e ora più che pensare a me sono concentrato sulla situazione del Palermo, anche se il mio futuro non sarà qui. Credo che sia palese quello che mi è successo quest’anno, ho sempre saputo di poter dare ancora qualcosa, a volte sono stato messo nelle condizioni di farlo e a volte no. Per me è stata, comunque, una prova d’essere ancora all’altezza, se non lo fossi mi sarei messo a malincuore da parte, ma non è ancora venuto il momento…». La spina dorsale della squadra che domenica scorsa ha regolato la Samp, e regalato speranze al popolo rosanero, parla chiaro: da Sorrentino a Gllardino, passando per Vitiello e Maresca, i rosa hanno costruito l’ultima vittoria grazie a prestazioni figlie della generosità e dell’affidabilità della vecchia guardia, uno spicchio di spogliatoio rimasto a lungo in naftalina, però capace ancora di spostare equilibri. Il terminale offensivo Gilardino è un’altra ineludibile condizione del teorema secondo cui i rosa più esperti raramente tradiscono: la continuità delle ultime prestazioni del campione del mondo, lo score (nove reti) che ne fa il rosanero più prolifico, la grinta vera davanti ai ruggiti dei giovani leoni alle sue spalle trasformatisi in miagolii, sono sicurezze monolitiche. «Ma Alberto – considera il numero 25 rosanero – non mi ha stupito, né penso abbia sorpreso nessuno. Anche in condizioni difficili, non giocando tutte le volte che avrebbe potuto, e a un passo dalla doppia cifra in campionato. Quando si e buoni come Alberto, e lo dico a ragion veduta perché lo conosco da almeno quindici anni, si dà sempre un apporto importante al gruppo, in settimana e anche quando si gioca meno. Poi in campo ha fatto vedere ancora di cosa «e capace». Il presente e l’immediato futuro stanno dando una chance speciale a chi è rimasto ai margini, ma ha ancora qualcosa da dire. […]”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia”.